Repatriaciòn ya!

Condividiamo anche sul blog per quantx hanno scelto giustamente di boicottare facebook.

Dalla Rete internazionale in difesa del popolo mapuche. Milano – Roma – Bari.

 


Mari mari kom pu che!

Come Rete Internazionale in difesa del popolo mapuche, di Milano, Roma e Bari vogliamo ringraziare tutte le realtà e i collettivi che hanno aderito alla petizione per il rimpatrio del compagno FACUNDO HUALA, prigioniero politico mapuche.
Scusandoci per l’utilizzo della parola “rimpatrio “che la stessa comunità non gradisce ma che è il termine legale per procedere a questa richiesta a causa dell’attuale emergenza Covid19 al interno delle diverse carceri cilene e alla distanza geografica che impedisce le visite e la comunicazione con la propria famiglia e comunità.

FACUNDO sta scontando 9 anni di condanna , di cui in pochi giorni , il prossimo 27 giugno saranno già 3 anni di prigione politica per la lotta che ha portato avanti a fianco la sua comunità mapuche di Cushamen contro l’occupazione capitalista della multinazionale italiana BENETTON.
Per cui, invitiamo a tuttx voi a poter esprimere quel giorno, un saluto, un gesto o azione di solidarietà per abbracciare FACUNDO dalla distanza, per esigere la sua LIBERTÀ e per fargli sapere che non è da solo dietro quelle fredde sbarre dell’oppressione carceraria alla fine del mondo.

Come Rete in difesa del popolo mapuche, stiamo sempre attentx e presenti alla sua situazione giudiziale e alla sua condizione carceraria .
Siamo riusciti da qui a organizzare l’acquisto e la consegna di pacchi alimentari per FACUNDO nel carcere di Temuco, Cile , a causa delle complicazioni per la situazione Covid19, si trova dal mese di Febbraio senza visite dovuto a che la sua compagna si trova bloccata senza poter viaggiare nel Puelmapu (Argentina) e il nostro compagno mapuche FACUNDO non può contare sulle risorse economiche per provedere alle sue esigenze alimentari e personali.

FACUNDO ci saluta…vi saluta…e ringrazia a ogni uno/a di voi compagnx per la solidarietà internazionalista, anticarceraria e rivoluzionaria e ci invita a non mollare sopratutto in questi tempi di pandemia capitalista, a mantenerci forti e in piedi.

Questa è la nostra adesione con le vostre firme per il rimpatrio del compagno mapuche FACUNDO HUALA!
https://mapucheit.wordpress.com/…/chiamata-di-solidarieta-…/

“Voi sapete quello che dovete fare. Il Winka capitalista e il suo potere è il nostro nemico. Con il nemico non si discute. Il nemico si distrugge.”

FUORI BENETTON DEL TERRITORIO MAPUCHE !
TERRA, NEWEN e LIBERTÀ!

Rete internazionale in difesa del popolo mapuche.
Milano –Roma – Bari
https://mapucheit.wordpress.com/

Marichiweu Libertà Per Facundo Huala è un brano dell’EP “Una Canzone Per Santiago”, un progetto autoprodotto dalle Brigate Poeti Rivoluzionari & Rete Internazionale Per La Difesa Del Popolo Mapuche registrato e masterizzato in “The Ravellines Studios”, a sostegno della resistenza e della lotta anticapitalista del Popolo Mapuche.
Testi & musiche: Pippo Marzulli – Nico Losito
Hanno contribuito alla realizzazione del brano:
Claudia Iacobone: flauto – Nico Losito: chitarra – voce – Raffaella Maria Barbara Direnzo: voce – Dario Nitti: percussioni – Antonio Mirenghi: ukulele – Pippo Marzulli: voce

Marrichiweu
(sulle dichiarazioni di Facundo Huala & ai weichafe della R.A.M.)

La verità mi sta cucita sulla labbra!
Come potrei tradire la mia voce?
Come potrei dirvi di non resistere?
Come potrei non dirvi
d’essere orgogliosamente Mapuche fino alla vittoria?
Quand’anche le Ande fossero rase al suolo
e le macerie disperse come arena nell’oceano
potrebbe il condor smettere di volteggiare rapace sul nostro capo?
Potrebbe il guanaco divenire predatore
o il puma divenire preda
in un perverso gioco di ruolo di cui il wingka è maestro?
Non m’importa d’essere in prigione,
in questa terra continuerà a nascere sangue Mapuche.

La verità mi sta cucita sulle labbra!
Alziamoci fratelli,
alziamoci sorelle,
alziamoci figli e figlie della terra,
alziamoci e andiamo al fiume
per bere l’acqua e per pescare,
andiamo al fiume per lottare.
In queste finte democrazie
se vuoi vivere devi lottare
e anche se diverrò desaparecido
il mio spirito non smetterà di lottare.

Alziamoci fratelli,
alziamoci sorelle,
alziamoci figli e figlie della terra,
alziamoci e andiamo nei boschi,
alziamoci e andiamo nei boschi per lottare.
I cavalli voleranno leggeri
se il tuo cuore sarà come nuvola,
la fionda sarà più potente
e la pietra sarà più precisa
se griderai marrichiweu, marrichiweu, marrichiweu.

Alziamoci fratelli,
alziamoci sorelle,
alziamoci figli e figlie della terra,
alziamoci e andiamo a lottare,
per ogni Mapuche morto
milles se levantan.

Una lettera dal carcere di Udine

Riceviamo e pubblichiamo una lettera dal carcere di Udine dall’Assemblea permanente contro il carcere e la repressione.

Nella nota iniziale veniamo informatx di ulteriori procedimenti penali in corso per intimidire le lotte: istigazione a delinquere e diffamazione a due compagnx per un interventa lasciata ad una web radio in occasione di un presidio sotto al carcere di Udine del dicembre scorso.

Contro i padroni di merda, contro tutti i padroni!

La Procura in tempo di emergenza olea i meccanismi della repressione per colpire chiunque si oppone apertamente alle condizioni di sfruttamento cui è sottopostx/sono sottoposte gli/le altre.
 
Questa volta è toccato agli/alle attivistx del collettivo Hobo, che qualche giorno fa hanno ricevuto “visite” della Digos a casa, per notificare 5 divieti di dimora e 1 divieto di avvicinamento. 
L’inchiesta, messa in piedi dal PM Guastapane, attacca frontalmente 19 maschere bianche imputando loro le accuse di: tentata estorsione, lesioni personali, violenza privata, diffamazione, imbrattamento di cose altrui, disturbo delle occupazioni pluriaggravati in concorso e utilizzo di mezzi atti a rendere difficoltoso il riconoscimento della persona in luogo pubblico. 
 
Gli/le attiviste colpite dalle misure cautelari mesi fa hanno creato una pagina facebook, “il padrone di merda”, in cui vengono postati video di denuncia verso attività commerciali e società che schiavizzano le loro dipendenti, con stipendi e contributi mai versati, mobbing e molestie di ogni tipologia.
 
Nell’ambito di una profonda crisi economica e sociale destinata ad ampliarsi in maniera esponenziale in seguito alla pandemia, lo Stato si appresta ad affrontare in termini di controllo sociale e repressione quasiasi tipo di rivendicazione diretta, in linea con la circolare del ministro Lamorgese, che invita prefetti e questori a preservare le strutture della legalità e del dominio, e ad alzare il tiro su chi intende lottare.
 
Come rete bolognese di iniziativa anticarceraria esprimiamo solidarietà agli/alle attiviste colpite della Procura e invitiamo a sostenere il loro crowdfunding per le spese legali https://www.gofundme.com/f/finanziamento-spese-legali-per-il-padrone-di-merda?fbclid=IwAR1R1v8MDsNjF37DlY9t-HqmXUeJmvrZ0m5hTXN0qpdfW_xs8mVpak6rn4A
 
Contro i padroni di merda, contro tutti i padroni!
 

Una lettera da Elena e Nicole

Una lettera inviata da Elena e Nicole che hanno chiesto di pubblicare.
 
Carcere di Piacenza, 15 maggio 2020
 
Grazie a tutti voi!
Grazie per il kit di buste e bolli!
Io (Nicole) ed Elena siamo in AS3. Siamo arrivate alle 11.30 circa del 13 Maggio, dopo un primo passaggio in una tenda posta esternamente per misurare la temperatura corporea alle nuove detenute, siamo state messe in isolamento sanitario per 15 giorni (celle singole ma adiacenti). Non possiamo accedere alla palestra e alla biblioteca, dopo che c’eravamo state per 2 giorni, causa emergenza Covid e nostro isolamento. Dopo tale misura non saremo più potenziali veicoli di infezione… dopo una nostra incazzatura ci hanno dato 4 libri e ci stanno preparando il regolamento interno (è dall’ingresso che lo chiediamo)… vedremo.
Abbiamo 2 ore d’aria al dì, da fare separatamente dalle altre sempre per emergenza Covid e quindi le facciamo assieme (con mascherina) alle 12-13 e 15-16.
Come saprete qui c’è anche Natascia che al momento riusciamo a vedere solo di striscio quando attraversiamo il corridoio, ma i suoi sorrisi sono stati e sono fondamentali. Speriamo di poterla abbracciare presto. Oggi abbiamo avuto l’interrogatorio e ci siamo avvalsi della facoltà di non rispondere. Eravamo in videoconferenza insieme a tutti gli altri.
Lunedì vedremo gli avvocati. Di ieri la notizia che dal 19 c.m. al 30/06 riprenderanno i colloqui visivi e saranno mantenuti i colloqui via Skype. Questa operazione (che ci pare aver capito chiamata “RITROVO”?) ha quali capi di imputazione l’ormai noto 270 bis e 270 bis1 (aggravante) per 11 su 12, istigazione a delinquere tramite articoli, volantini e manifesti con l’aggravante dell’uso di strumenti informatici – Tribolo.noblogs.org e la piattaforma roundrobin.info -; danneggiamento di un Bancomat BPER nel corso di una manifestazione non autorizzata il 13/02/2019; imbrattamento e deturpamento con vernice spray su edifici a Modena e Bologna con scritte comparse dal dicembre 2018 ad oggi per tutti. Incendio, per uno degli imputati più altri allo stato da identificare, ai ponti ripetitori delle reti televisive in via Santa Liberata (Bo) nella notte tra il 15 e il 16/12/2018.
Che dire?… “la commissione dei reati – fine […] non è necessaria” (cit. pag.21 ordinanza)… forse l’ennesimo tentativo dopo Outlaw e Mangiafuoco – finite in una bolla d’aria – di chiudere la bocca a chi “odia gli sfruttatori” (cit. pag.20 ordinanza)? E cosa più importante non ne fa un mistero ma lo urla al mondo. L’ordinanza porte il timbro del 6 marzo. Ci chiediamo se questi miseri esseri senza qualità abbiano deciso di rimandare il nostro arresto al 13 Maggio per risparmiarci l’ingresso in carcere nel pieno dell’emergenza Covid19 o se lo abbiano fatto per evitare in quel periodo ulteriori presenze scomode e ribelli nelle gabbie di Stato. La risposta viene da sé. Medici e guardie, fusi in un corpo unico qui come altrove, si rivendicano la loro «scelta di vita». I medici in particolare, incalzati dalle nostre domande provocatorie sul loro ruolo durante la prima visita, hanno fieramente sostenuto di svolgere il loro lavoro per la tutela della salute delle persone in galera.
A conti fatti, visti i morti e i malati di e in carcere, non possiamo che concludere e urlargli in faccia che il loro lavoro lo fanno decisamente male nonché in completa armonia con le guardie.
Non può esistere in luoghi del genere, la tutela della salute delle persone, per ciò che questi luoghi sono e rappresentano. L’unica sicurezza è la libertà per tutte e tutti.
 
Volevamo ringraziare tutte quelle persone che ci hanno fatto sentire la loro vicinanza con i telegrammi, tanti; forse dall’esterno sembra una sciocchezza ma qui ci hanno scaldato il cuore e lo spirito. Il nostro pensiero va, in primis, a Stefy poiché è l’unica tra noi sola nel carcere di Vigevano e a tutti i nostri amici e compagni di lotta a Ferrara e Alessandria, a quelli raggiunti da obbligo di dimora nel Comune di Bologna e alle compagne e ai compagni fuori che continnuano a lottare insieme a noi.
 
Nicole e Elena
 

Biciclettata/presidio venerdì complici e solidali con gli/le arrestate

In questo momento come rete anticarceraria pensiamo sia importante non lasciare le compagne e i compagni soli, perché la nota della Procura, nero su bianco è gravissima e ci tocca tutte e tutti, e in particolare chi di noi si era raccolto/raccolta intorno alla mobilitazioni sul carcere.

Le istituzioni totali esistono ancora, tra violenza e abbandono, con le persone dimenticate dentro. Con la situazione esasperata dall’emergenza, ‘dentro’, tutte queste persone si stanno ammalando, sempre di più, stanno morendo e continueranno a morire, vittime sacrificali di questa pandemia e di questo sistema.

Di istituzioni totali tocca parlarne, oggi più che mai, gli anarchici lo hanno sempre fatto ma la procura ha voluto farci sapere che non conviene avvicinarsi e sostenere queste lotte, 
proprio per spezzare quella solidarietà che stava sostenendo le rivolte dei detenuti, mettendo in luce i pestaggi e il silenzio seguito a quei giorni, per chiedere indulto, amnistia e libertà per tutte e tutti.

Quest’ennesima operazione repressiva dimostra come il carcere, strumento di governo e gestione delle diseguaglianze e del conflitto sociale, stia diventando ogni giorno sempre di più un orizzonte concreto per gli oppressi e le oppresse, che non si adeguano, che non vogliono o non possono diventare conformi, che lottano, che credono in una prospettiva altra. Descrivere chi vive la solidarietà come “istigatore” è l’ennesimo tentativo manipolatorio dello Stato.

Ciò che spaventa di più il potere è l’esistenza di individualità che di fronte alla glaciazione sociale e alla fine apparente di ogni critica allo Stato e al capitale continuano ad alzare la testa sfidando la tirannia dell’autorità e della merce, contro le strutture del dominio e dello sfruttamento.

L’obbiettivo strumentale la Procura lo scrive nero su bianco: prevenire tensioni sociali e spezzare le lotte anticarcerarie.

Un sabotaggio del 2018 torna fuori in tempi di emergenza a scopo preventivo, per colpire tutte quelle individualità che sostengono apertamente l’azione diretta; allo Stato non rimane che immobilizzare l’idea, nella vana speranza che in tal modo anche la necessità della lotta si esaurisca.

Il potere teme tutti i piccoli segni di insoddisfazione e agisce ‘preventivamente’ brandendo il 270bis, sperando di mettere a tacere le lotte , criminalizzando chi solidarizza coi compagnx dei detenuti e con le mobilitazioni anticarcerarie, chi frequenta gli spazi sociali che rifiutano di legalizzarsi, chi non si arrende a questo sistema basato sullo sfruttamento, chi non fa dell’obbedienza virtù.

L’effetto che si spera di ottenere è rinforzare l’attendismo e il senso di rassegnazione, la paura, un’intimidazione verso chiunque scelga apertamente di sfidare il potere.

Noi pensiamo invece che sovvertire le ingiustizie è una responsabilità di tutte e tutti!

Siamo complici e solidali con le/i comapagnx arrestatx, e con chiunque chiunque lotti e si ribelli contro le strutture del dominio e dello sfruttamento, per un mondo di liberx e uguali.

Terrorista è lo Stato che spegne le coscienze e soffoca il dissenso.

Tuttx liberx

Venerdì 2 maggio aderiamo alla bicicettata fino alla Dozza e al presidio!
Ore 17:00: Concentramento in Piazza dell’Unità
Ore 18:00: Presidio sotto al carcere

CONTRO IL VIRUS DELLE MONTATURE GIUDIZIARIE

Aderiamo ad un comunicato congiunto con le altre realtà bolognesi in solidarietà degli/delle arrestate.

Il 13 maggio a Bologna sette compagne e compagni anarchic* sono stati arrestati e altr* cinque sottopost* ad obbligo di dimora con l’accusa assurda di associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico.
Si tratta di compagne e compagni che negli ultimi mesi si sono distint* per aver espresso solidarietà ai detenuti e ai loro familiari di fronte ai  14 morti nelle rivolte di marzo, e in un momento in cui le carceri sovraffollate sono diventate immensi focolai di contagio.
Stupefacenti le dichiarazioni della Procura, che giustificano  un’imputazione abnorme sulla base di un unico fatto specifico, il danneggiamento di un ponte ripetitore nel 2018, la cui attribuzione è tutta da dimostrare.
Bizzarro che a distanza di due anni si tiri fuori questa inchiesta, come un coniglio dal cappello, proprio nel momento in cui  si allarga la solidarietà ai detenuti.
Il messaggio è chiarissimo: su ciò che succede nelle carceri vige l’obbligo del silenzio, sulle violenze subite dai detenuti, sui trasferimenti punitivi, sull’assistenza e prevenzione sanitaria inesistenti, sull’estendersi dell’epidemia e i morti di Covid dietro le sbarre.
Un altro elemento che emerge con  chiarezza dal comunicato della Procura è l’invenzione di un nuovo reato: quello di opposizione politica.
Viene contestata agli indagati la loro attività contro i centri per la deportazione forzata dei migranti e l’adesione alle campagne anticarcerarie, considerando come fatti eversivi l’organizzazione di manifestazioni non preavvisate, le scritte sui muri, la realizzazione e diffusione di opuscoli, articoli e volantini.
Pratiche consuete e diffuse di tutti movimenti di lotta, da chi difende i territori dalle devastazioni ambientali, a chi si muove per affermare il diritto alla casa, al reddito, agli spazi sociali, alla dignità del lavoro.
Quanta ipocrisia nelle istituzioni che si esprimono contro il regime militare egiziano che incarcera lo studente Patrick Zaki per reati di opinione, e restano in silenzio in patria davanti a degli arresti di cui la stessa Procura dichiara la natura  preventiva, al fine di  impedire che, come annunciato recentemente anche dal ministro Lamorgese, ogni atto di resistenza possa rapidamente diventare un ‘focolaio di tensione’.
Un’ammissione che pesa come un macigno sull’agibilità democratica di questo paese e che vuole lanciare un avvertimento minaccioso: ognuno di voi, tanto più se collettivamente organizzato, è pericoloso, perché un paese ridotto in miseria è una gigantesca polveriera e la finzione dello “Stato di diritto” finisce qui.
Quanto disgusto, inoltre, per una stampa prona al potere che diffonde comunicati della Procura senza nessun spirito critico.
L’utilizzo spregiudicato delle veline confezionate ad arte dalla questura da parte della stampa non fa che confermare questo disegno.
Insistere sul fatto che chi percepisce il reddito di cittadinanza non abbia il diritto di protestare contro lo stato che glielo eroga è un monito che viene lanciato verso tutti i soggetti sociali che stanno pagando i costi della pandemia e per i quali le briciole stanziate dal governo non saranno sufficienti. Il messaggio è chiaro: non sputare nel piatto in cui mangi anche se mangi merda e guai ad organizzarti per cambiare le cose! In questa logica perversa solo i ricchi hanno il diritto di fare politica (Confindustria docet) e quelli che dovrebbero essere in potenza diritti universali ad una vita dignitosa diventano privilegi di colpevoli fannulloni.
Questi processi trovano radici ben profonde  anche nei vari decreti in materia di sicurezza  e immigrazione. Dalla chiusura dei porti, alla criminalizzazione di chi è solidale e di chi dimostra dissenso ribadiamo la necessaria abrogazione di tali decreti.
Esprimiamo la nostra piena solidarietà agli arrestati e alle arrestate, con la ferma convinzione che oggi più che mai è necessario continuare la lotta.

Rete cittadina Stop Decreti Sicurezza
Associazione Bianca Guidetti Serra
Associazione di Mutuo Soccorso per il diritto di espressione
Associazione Primo Moroni
Circolo Anarchico Berneri
Làbas
Laboratorio Crash
Laboratorio Smaschieramenti
Rete bolognese di iniziativa anticarceraria
Noi Restiamo, Potere al Popolo – Bologna
Rete dei Comunisti
SGB – Sindacato Generale di Base
Si Cobas
TPO
USB – Federazione del Sociale
VAG61
XM24
Coordinamento Migranti
Sconnessioni Precarie


COME RETE DI INIZIATIVA ANTICARCERARIA INVITIAMO TUTTE E TUTTI AD ADERIRE E RILANCIARE LA BICICLETTATA/PRESIDIO SOTTO AL CARCERE CHIAMATA DA COMPLICI E SOLIDALI PER VENERDì 22 MAGGIO

ORE 17.00: CONCENTRAMENTO IN PIAZZA DELL’UNITA’
ORE 18.00: PRESIDIO SOTTO AL CARCERE

 

SULL’OPERAZIONE “CI RIPROVO”

Riceviamo e diffondiamo:

Poco dopo le 2 di notte del 13 maggio 2020 scatta a Bologna l’ennesima operazione anti-Anarchica. Anche questa volta si contesta un’associazione sovversiva (art. 270bis).
In 7 finiscono in carcere per altr* 5 scattano l’obbigo di dimora a Bologna con rientro notturno; 4 di quest* hanno anche l’obbligo quotidiano di firma.
Lo spazio anarchico di documentazione “il Tribolo” e svariate case vengono perquisite da
200 tra Carabinieri e agenti del ROS.

L’inchiesta, firmata dal Pm Dambruoso, parte a seguito dell’incendio di un ripetitore di telecomunicazioni accompagnato dalla scritta “spegnere le antenne risvegliare le coscienze solidali con gli anarchici detenuti e sorvegliati” avvenuto sui colli bolognesi nel dicembre 2018, ma rimane abbandonata in un cassetto della procura dal luglio 2019 fino a maggio 2020.

Il perché ciò avvenga gli inquirenti lo ammettono senza pudore: in epoca in cui le carceri bruciano occorre che lo stato si sbarazzi di chi ha sempre manifestato il proprio appoggio ai detenuti in lotta. Non solo a parole. E occorre farlo perché coi tempi che verranno è meglio mettere le mani avanti. Arrestare preventivamente.

Così, per il d.a.p., le rivolte nelle carceri – in cui solamente in Italia, sono morti 14 detenuti- sono il frutto dell’ “istigazione anarco-insurrezionalista” o in alternativa “opera della mafia” ma non certo delle condizioni invivibili in cui versa chi è rinchiuso.

Per i carabinieri ed i loro “firma-carte”, le mobilitazioni che hanno portato parenti e solidali sotto le carceri durante il lockdown non sarebbero altro che una “strumentalizzazione anarchica volta a compiere reati”. L’esistenza di cuori decisi a frantumare la coltre d’indifferenza dietro cui, solo nel carcere bolognese della Dozza, 2 prigionieri sono morti di coronavirus è per un servo dello stato un opzione incontemplabile.

Non sono le ingiustizie e le disuguaglianze di una società basata sulla sopraffazione a generare lotte e ribellione, ma l’opera del prosiletismo di qualche blog.

Sotto accusa nell’operazione dei Ros sono apertamente le idee antiautoritarie, la difesa delle pratiche d’attacco, l’appoggio ai prigionieri anarchici, la non dissociazione dalla violenza rivoluzionaria, il partecipare a cortei, il redigere manifesti, lo stampare fogli murari, ma anche paradossalmente la volontà di evitare che un corteo di cui si è parte venga caricato, così come lo sbattersi a trovare una casa in cui dei compagni possano scontare gli arresti domiciliari, il frequentarsi o l’abitare assieme.

Accertare le responsabilità indiviudali diventa per i carabinieri superfluo e lo dicono apertamente.
Partecipano a cortei in cui vengono danneggiati i bancomat di una banca che è proprietaria della struttura che avrebbe dovuto ospitare il cpr di Modena. Non è rilevante accertare se abbiano preso parte al danneggiamento, sono individui che avversano queste strutture ma c’è di più qualcuno avrebbe addiruttura detto di preferire l’azione diretta alla mera testimonianza e infatti acquistavano torce da stadio.

In questo accrocchio nel quale solo i carabinieri possono ritrovarsi, ci pare che ogni ragionamento logico sia fuoriluogo….
E’ chiaro, tuttavia, l’intento di colpire le lotte e la solidarietà. Non lasciarglielo fare sta a tutt* e a ciascuno.

COMPLICI E SOLIDALI CON ELENA, DUCCIO, NICOLE, ZIPEPPE, STEFI, GUIDO E LEO anarchic* e solidal*

Il nemico interno/4

Condividiamo un articolo di Alexik su Carmilla

Finalmente è arrivata la fase due, e come promesso appaiono i primi timidi segnali di ritorno alla normalità.
Nella classifica dei ‘nemici pubblici della nazione’ cominciano a scendere verso il fondo della graduatoria i frequentatori di spiagge e giardinetti, gli appassionati di jogging e quelli che portano a spasso il cane, categorie che hanno calamitato negli ultimi due mesi gran parte dell’odio sociale e dell’arbitrio poliziesco.

Al loro posto in compenso ritorna in pole position un evergreen: gli anarchici sovversivi.
Una scelta che sa di tradizione, di un ritorno ai classici ed alle vecchie abitudini consolidate.
E questo non solo in tema di montature contro gli anarchici, di cui la storia offre esempi a piene mani, da Sole e Baleno a Valpreda, e ancor più a ritroso fino a  Sacco e Vanzetti.
Ma anche per la riedizione aggiornata del vecchio arnese dei reati associativi e dello spauracchio del terrorismo.
Che è un po’ come dire:

È vero, abbiamo prodotto innovazioni impensabili fino a pochi mesi fa.
A colpi di decreto abbiamo costretto metà del paese agli arresti domiciliari e l’altra metà al lavoro forzato.
Abbiamo trasformato le italiche strade in un’immensa fiera dello sbirro dove, in assenza di testimoni, ogni abuso è diventato lecito .
Abbiamo istigato milioni di persone (per la verità già predisposte) alla delazione, all’odio e all’aggressione contro il “folk devil” di turno, nascosto nei panni di ogni ignaro passante, potenziale untore in base alla mera appartenenza al genere umano.
Abbiamo sviluppato sistemi di tracciamento che permetteranno di immagazzinare su server gestiti da noi, o dai nostri appaltatori, i dati decriptabili sulle persone che ogni singolo abitante della penisola incontra durante il giorno. Sistemi che verranno accolti col plauso del Belpaese in nome della sicurezza sanitaria.
Abbiamo sospeso il diritto di sciopero.
Abbiamo ostacolato e represso con nuovi efficaci strumenti ogni forma di protesta di piazza, proibito ogni riunione in luogo pubblico o privato che potesse agevolarne l’organizzazione, additando le trasgressioni come un pericolo per la salute pubblica.

E lo abbiamo fatto [Geniale!] sventolando a giustificazione i dati sui morti che noi stessi abbiamo prodotto, dopo aver tagliato per 30 anni la sanità, dopo aver trasformato gli ospedali e le case di riposo in epicentri di contagio, e costretto milioni di persone ad assembrarsi ogni giorno sui luoghi di lavoro e di trasporto al lavoro.

In linea con quanto succedeva nel resto del mondo, abbiamo approfittato di una terribile epidemia per trasformare la penisola in un immenso esperimento di controllo sociale, dei cui risultati godremo in maniera permanente.
Ma non pensiate che  tutto questo abbia soppiantato l’eredità teorica e pratica, la varietà dei dispositivi e la ricca strumentazione giuridica accumulata durante secoli di sviluppo del potere poliziale1.

L’innovazione avveniristica che ha impresso in questi mesi un enorme salto di qualità alle tecniche di controllo e pacificazione2 si evolve sostenuta da solide e profonde radici, capaci di trarre ancora nutrimento dal positivismo giuridico, dal codice penale fascista e dalle stratificazioni di legislazioni emergenziali che si sono susseguite fino ad oggi dagli anni ’70 in poi.
Nessuno degli strumenti utilizzati nel corso della storia dai poteri costituiti, al fine di piegare individui, gruppi e popolazioni riottose, viene mai accantonato.
Ed è così che viene rispolverato dal cassetto, come un vecchio attrezzo ormai consunto dall’uso, l’art. 270bis del codice penale, il reato di  associazione sovversiva con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico, nel tentativo di accollarlo a sette anarchic* di Bologna, arrestati il 14 maggio scorso e deportati in varie carceri italiane in regime di alta sicurezza. Altr* cinque, accusat* di reati minori, vengono attualmente sottopost* all’obbligo di dimora.

Pillole di storia

Evoluzione del fascistissimo art. 270 ereditato dal codice Rocco, che punisce l’associazione sovversiva semplice, l’art. 270bis entra a far parte della famiglia dei reati associativi grazie alla Legge Cossiga del 1980, col fine specifico di colpire i  movimenti di lotta.
Viene usato per la prima volta (retroattivamente) nel processo 7 aprile contro l’Autonomia Operaia3, e poi in maniera intensiva per buona parte degli anni ’80.
Nel 1998 serve a condurre al suicidio Sole e Baleno, e a portare in giudizio Silvano Pellissero, nel primo processo contro l’opposizione al TAV in Val di Susa4.
Lo ritroviamo in seguito nel processo “sud ribelle” per le manifestazioni contro il Global Forum ed il G8 di Napoli e Genova del 2001, ed è utilizzato ancora contro i No Tav nel 2012, e numerose volte contro gli anarchici.

La duttilità dello strumento in mano alle Procure sta nel fatto che, per trovarselo sul gobbo, non occorre la presenza di armi, o la formazione di un gruppo clandestino, e neppure la realizzazione di atti effettivamente idonei a terrorizzare alcuno, o di tale portata da sovvertire realmente l’ordine costituito.
Perché “gli atti concreti non sono importanti, ciò che conta è individuare il fine ultimo, quindi stabilire nessi logici, interpretare la personalità e le convinzioni delle persone sospette, sì da rinvenire la “fattispecie terroristica5.
Il 270bis agevola la moltiplicazione di teoremi giudiziari fondati su congetture contorte che trasformano insiemi di fatti spesso leciti, o di illeciti lievi, in gravissime ipotesi di reato, fondando castelli accusatori sulla base della personalità e del credo politico del ‘reo’, valutando quindi “non l’offensività del fatto, ma la “nemicità” di chi l’ha commesso. Si può parlare a tal proposito anche di “diritto penale d’autore”, nel senso che più del fatto conta l’autore e il ruolo che il suo livello di politicizzazione ha giocato nella commissione del reato6.
All’interno dei teoremi assurgono al rango di fatti criminosi le pratiche normali dei movimenti, come descrive questo compagno di Bologna, inquisito nell’inchiesta Mastelloni del 1985/86:

Siamo accusati, io ed altri 33, di aver fatto cose che mai nessuno avrebbe pensato potessero essere dei reati o segni di reati; come l’aver partecipato a manifestazioni o conferenze, o l’aver avuto parte organizzativa in riviste, radio locali o cooperative di movimento. Sembra che gli inquirenti abbiano passato mesi a spiarci (spendendo non poco denaro in nastri magnetici e in carta da rapporti) per scoprire cose che tutti sapevano e che nessuno si sarebbe mai sognato di nascondere7.

Date simili premesse, capita spesso che le costruzioni accusatorie cadano come castelli di carta, o si ridimensionino fortemente.
Succede nel 2002 a Silvano Pellissero, con una condanna che esclude il terrorismo, e che prevede una pena più breve della carcerazione cautelare già subita. Succede agli imputati del processo “sud ribelle”,  iniziato con venti arresti nel 2002 e concluso con le assoluzioni definitive del 2012. Succede ai No Tav, quando cade l’accusa di terrorismo nel “processo del compressore”, e spesso succede agli anarchici:

le indagini aperte negli ultimi anni per associazione sovversiva ai danni di anarchici sono spesso cadute alla prova del processo: l’inchiesta “Ixodidae” di Trento ha portato ad un’assoluzione piena già in primo grado, l’operazione “Ardire” di Perugia è stata bocciata in sede di udienza preliminare con un “non luogo a procedere”, l’accusa di 270 bis nell’ambito del processo “Brushwood”, partito a Terni, non ha retto in appello, anche l’operazione “Mangiafuoco” a Bologna si è conclusa con un niente di fatto, infine nel 2012 sono stati assolti dal 270 bis anche 19 anarchici fiorentini gravitanti intorno a Villa Panico e Asilo Occupato8.

Ma allora perchè Procure e Tribunali si ostinano a utilizzare il 270bis, se i risultati finali sono così fallimentari?
In realtà il vecchio attrezzo, grazie al riferimento al terrorismo, permette di ampliare a dismisura gli strumenti di indagine a disposizione delle Procure, in termini di intercettazioni, pedinamenti, perquisizioni e, per il futuro prossimo, utilizzo dei Trojan di Stato.
L’ampiezza delle possibilità di indagine e della loro durata permette, come afferma Xenia Chiaramonte in riferimento alle inchieste sui No Tav, la “formazione di un sapere sul movimento, propedeutico oltre che al controllo preventivo anche alle dinamiche che porteranno ad altri e diversi processi9
Il fatto che spesso non si arrivi a delle condanne viene compensato dalla possibilità di infliggere lunghe custodie cautelari in carcere (ossia l’incarceramento dell’imputato prima della sentenza definitiva), fatto che costituisce la regola e non l’extrema ratio come avviene per i reati comuni e può avere durata molto lunga (fino a 6 anni)10.
I reati che si richiamano al terrorismo offrono enormi possibilità di criminalizzazione mediatica, che sempre precede e accompagna questo tipo di inchieste, provocando danni duraturi sulle persone coinvolte al di là di ogni possibile assoluzione, seminando diffidenza e allontanamento della gente nei confronti dei loro gruppi e movimenti di appartenenza.
Infine questo tipo di accuse impegnano necessariamente le energie dei movimenti e dei gruppi nel contrasto alla criminalizzazione mediatica e giudiziaria, energie che vengono sottratte in questo modo alle lotte sociali, e tolgono gli arrestati dal vivo dell’attività politica per mesi o anni.

Pillole di attualità

Il 13 maggio a Bologna sette compagni e compagne del circolo anarchico “Il Tribolo” sono stati arrestat* e altr* cinque sottopost* ad obbligo di dimora con l’accusa abnorme di associazione con finalità di terrorismo o di eversione dell’ordine democratico.
Si tratta di compagni e compagne che si sono distint* nella solidarietà e nel sostegno ai detenuti, pienamente intern* al movimento anticarcerario trasversale che ha ricominciato ad esprimersi negli ultimi mesi nei presidi sotto il carcere Dozza e nelle iniziative in città.
Tutta l’operazione contro di loro assume caratteristiche di abnormità: dai pedinamenti con i droni (perché, con la caccia ai runners in via di esaurimento, in qualche modo bisognerà pure utilizzarli), all’irruzione nelle case dei ROS in tenuta antisommossa, con caschi e scudi (una tenuta da ordine pubblico, mai usata, che io sappia, per perquisizioni e arresti).
Abnormi i trasferimenti nelle sezioni di alta sicurezza di Piacenza, Alessandria, Ferrara, Vigevano.
Abnormi al confronto dell’unico reato specifico contestato: il danneggiamento di un ponte radio, la cui attribuzione ovviamente è tutta da dimostrare, ma che ricorda, tristemente, montature di altri tempi in Val di Susa.
Ma è soprattutto il  comunicato stampa della Procura  che assume il ruolo di un documento politico, quando afferma il carattere preventivo dell’intervento “volto ad evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale, scaturibili dalla particolare descritta situazione emergenziale, possano insediarsi altri momenti di più generale “campagna di lotta antistato”.
Un documento politico che contesta agli indagati la loro opposizione ai centri per la deportazione forzata dei migranti (CPR) ed il sostegno alle campagne anticarcerarie, considerando come fatti eversivi l’organizzazione di manifestazioni non preavvisate, le scritte sui muri, la realizzazione e diffusione di opuscoli, articoli e volantini.
Pratiche consuete e diffuse di tutti movimenti di lotta,  da chi difende i territori dalle devastazioni ambientali, a chi si muove per affermare il diritto alla casa, al reddito, agli spazi sociali, alla dignità del lavoro.
Pratiche che ci appartengono, come ci appartengono quest* compagn*, che vanno  difes*, sostenut*, liberat*.


  1. Il termine è usato nell’accezione di M. Neocleous che definisce come ‘poliziale’ una vasta gamma di poteri aventi come funzione la fabbricazione  coercitiva dell’ordine sociale. 
  2. Il termine ‘pacificazione’ è usato nell’accezione di M. Neocleous, nel senso di ridurre con vari mezzi una popolazione conflittuale ad una sottomissione pacifica. 
  3. Per approfondire: Dario Fiorentino, Xenia Chiaramonte, Il caso 7 aprile. Il processo politico dall’Autonomia Operaia ai No Tav, Mimesis, 2019, pp.52/64. 
  4. Tobia Imperato, Le scarpe dei suicidi . Baleno Sole e Silvano e gli altri, Autoproduzioni Fenin!, Torino 2003, p. 193. 
  5. Luther Blisset Project, Nemici dello Stato. Criminali, “mostri” e leggi speciali nella società di controllo, capitolo 2. 
  6. Prison Break Project, Costruire evasioni. Sguardi e saperi contro il diritto penale del nemico, Edizioni Bepress, 2017, p.109. 
  7. Dalla guerriglia semiotica al carcere speciale, in “Senza censura”, aprile-maggio 1986. 
  8. Prison Break Project, op. cit, p. 133. 
  9. Xenia Chiaramonte, Governare il conflitto. La criminalizzazione del movimento No Tav, Meltemi, 2019. 
  10. Prison Break Project, op. cit, p. 108. 

Cassa di solidarietà e aggiornamenti sui compagnx arrestati a Bologna

Riceviamo e diffondiamo un aggiornamento e di seguito l’indicazione del conto che è stato creato per cassa di solidarietà prigionierx e spese legali.

AGGIORNAMENTO: Oggi c’è stato l’interrogatorio di garanzia in videoconferenza. Gli avvocati hanno avuto modo di vedere tutti e loro si sono potuti vedere a vicenda. Stanno bene, il morale è alto e dicono di non preoccuparsi. Sono in isolamento per quarantena. Dicono di specificare gli indirizzi nei telegrammi. Guido e Duccio sono nella sezione dei nuovi giunti (a Ferrara) e hanno potuto fare l’aria da soli. Probabilmente anche Leo e Zip sono ai nuovi giunti (ad Alessandria) e non gli hanno fatto fare l’aria. Non sappiamo ancora le ragazze (Vigevano e Piacenza). Gli avvocati sono stati oggi a Ferrara e nei prossimi giorni andranno a vedere tutti gli altri.

CASSA DI SOLIDARIETÀ, OPERAZIONE “RITROVO”

Per chi volesse portare la propria solidarietà anche attraverso il sostegno economico alle compagne/i arrestate/i per l’operazione “Ritrovo” a Bologna, indichiamo un conto benefit arrestate/i, che funziona tramite bonifico. I soldi ricevuti verranno utilizzati come cassa di solidarietà alle/ai prigioniere/i e per le spese legali.

Ringraziamo sin d’ora le tante persone solidali che ci hanno già manifestato la loro volontà di contribuire per dare sostegno alle/ai compagne/i. In attesa di “ritrovarci” presto insieme in strada!

IBAN: IT82E0100503246100082077927
Codice bic swift: Bnliitrrxxx

Intestato a: Marcello Salvati

Chi lotta non è mai solx

(Chiunque voglia rendere visibile e testimoniare la propria solidarietà può inviare una mail a soscarcere at autistici.org i contributi saranno raccolti in questa pagina.)
 

CHI LOTTA NON È MAI SOLX!

Elena, Leo, Zipeppe, Stefi, Nicole, Guido e Duccio liberx subito! 

Complici e solidali con tuttx i compagnx colpiti dalla repressione!

 


Riceviamo e condividiamo un contributo audio.




Riceviamo e diffondiamo:

Nelle strade ci “ritroverete”
Sempre al fianco di chi lotta /si ribella

Nel tardo pomeriggio del 14 maggio, a Bologna, un corteo di circa un centinaio di persone si è mosso per il quartiere della Bolognina per portare in strada messaggi in solidarietà alle/i compagne/i anarchiche/ci arrestate la notte del 13, attraverso interventi al
megafono, cori, volantinaggi e striscioni. Dopo ormai diversi mesi di isolamento da emergenza coronavirus, la presenza solidale in strada di ieri è la dimostrazione che una simile inchiesta dei Ros, per quanto ridicolosamente abbozzata, che ha portato alla carcerazione dei/delle compagni/e e all’applicazione di ulteriori misure repressive per altre/i compagne/i, non riesce a fermare la solidarietà con chi si ribella allo stato delle cose. Nè tantomeno, le lotte in ogni tempo di chi si difende contro chi controlla le nostre vite, contro lo sfruttamento a spese della salute altrui, contro ogni infame galera.

LIBERTÀ PER: ELENA, NICOLE, STEFI, 
DUCCIO, GUIDO, LEO E ZIPEPPE!
VI RIVOGLIAMO SUBITO TRA NOI!



Radio Ondarossa – In collegamento telefonico con un compagno da Bologna parliamo dell’operazione “Ritrovo” a carico di compagni e compagne impegnati/e nella lotta contro le carceri e i centri di detenzione amministrativa.

https://www.ondarossa.info/newstrasmissioni/2020/05/bologna-solidarieta-che-spaventa-procura


Con rabbia e con amore,
nostra linfa per lottare ora e sempre.
LIBERE TUTTI SUBITO
Da Firenze


Comunicato della rete di iniziativa anticarceraria


Riceviamo e diffondiamo:

Solidarietà dall’Assemblea no CPR no Frontiere di Trieste

POTREBBE COLPIRE CHIUNQUE: AGIRE DIVENTA AUTODIFESA
Solidarietà e cassa resistenza

Mercoledì 13 maggio l’operazione “Ritrovo”, coordinata dalla procura di Bologna, ha incriminato diverse persone tra Bologna, Firenze e Milano: 7 di loro sono state arrestate, in custodia cautelare e senza processo; altre 4 hanno ricevuto misure cautelari alternative. Si tratta di compagne e compagni che, come noi, si oppongono a frontiere e CPR e credono che attraverso l’azione si possa creare un mondo solidale, senza più persone oppresse e sfruttate.

Al Tribolo, spazio bolognese preso di mira dall’operazione, ci siamo state anche noi e lì, come in tanti altri luoghi, abbiamo potuto conoscere compagne attive nella lotta ai CPR di altre città.

L’operazione repressiva che ha portato alle misure cautelari, condotta dal Ros (!) e dalla procura antiterrorismo di Bologna (!!) è atroce, di una franchezza inaudita e pericolosa per la libertà di tutte e tutti.

È atroce perché utilizza le leggi antiterrorismo per terrorizzare la società, criminalizzando chiunque tenti di reagire alle ingiustizie. Rappresenta il quinto tentativo in poco più di anno di raggruppare sotto il pesantissimo 270bis CP (associazione con finalità di terrorismo o di
eversione), ormai sventolato con una disinvoltura preoccupante, iniziative, manifestazioni, diffusioni di critiche e azioni. Portare solidarietà e supporto agli/le ultim* con costanza e determinazione è diventata ragione sufficiente per essere accusate di “terrorismo”: ormai
viene accusat* chiunque porti avanti pratiche coerenti di pari passo con
analisi di critica radicale dell’esistente.

Le compagne e i compagni, tra le altre cose, vengono accusat* “di contrastare anche mediante ricorso alla violenza le politiche in materia di immigrazione”, di mettere in atto azioni volte a “contrastare e impedire l’apertura dei Centri Permanenti [?] di Rimpatrio”: ma noi sappiamo bene che chi pratica davvero violenza e terrorismo è chi rinchiude le persone in strutture come i CPR, imprigionate per mesi in attesa della deportazione, ammassate in condizioni intollerabili, spesso picchiate, talvolta lasciate morire o ammazzate.

L’operazione è inoltre spudoratamente franca, tanto che nelle stesse carte compare la ragione dell’operazione: “l’intervento [..] assume una strategica valenza preventiva volta ad evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale, scaturiti dalla particolare descritta situazione emergenziale possano insediarsi altri momenti di più generale “campagna di lotta antistato […]”. In breve, lo Stato rinchiude coloro che potrebbero partecipare attivamente ad atti di ribellione contro di esso.

E perciò diventa estremamente pericolosa per la libertà di tutte: se basta questo, ci chiediamo, chi saranno le prossime e i prossimi? Approfittando del totalitarismo di fatto creato “per la nostra salute”, lo Stato di diritto si è tolto la mascherina democratica per attaccare apertamente i suoi oppositori politici; la famigerata libertà di espressione e di opposizione con la quale, fino a ieri, si è riempito la bocca, viene messa da parte senza fatica. Se non reagiamo, ciò che è successo ieri potrebbe rappresentare uno spaccato dei prossimi tempi; potrebbe risuccedere a chi deciderà di scendere in strada per opporsi
alle ingiustizie, per non far pagare la crisi che verrà alle fasce più povere o per creare legami solidali.

Esprimiamo solidarietà e calore alle compagne e ai compagni, repress* per aver lottato senza delega e mediazioni contro le istituzioni e le strutture dello sfruttamento e dell’oppressione.

Elena, Leo, Zipeppe, Stefi, Nicole, Guido, Duccio, Martino, Otta,
Angelo, Emma, Tommi liber* subito!!!

Stiamo raccogliendo in una cassa comune contributi da inviare per le spese legali cui dovranno far fronte le persone coinvolte in quest’ultima operazione: chiunque voglia e possa contribuire ci contatti sulla pagina facebook “no cpr e no frontiere – fvg”!


“Le persone immigrate rinchiuse nella tendopoli di San Ferdinando hanno mandato questo” Solidarietà da Campagne in lotta e da Comitato Lavoratori delle campagne



Foto da La Vampa, casa femminista occupata a Napoli

Ciao, un messaggio, una canzone e un abbraccio solidale dalla Vampa, casa femminista occupata di Napoli.

Si alza il nostro grido di rabbia e libertà per le compagne e i compagni imprigionate/i.

Sentiamo ancora l’eco delle rivolte delle carceri di questi mesi: a Napoli si cantava “Sarò con te, e tu non devi mollare, abbiamo un sogno nel cuore, sarà per tutte evasione”. Due mesi dopo, il 13 maggio, ancora una volta, nel cuore della notte i  Servi dello stato sono andati a prendersi dei compagni e delle compagne, usando ogni singolo volantino e ogni singola scritta su muri di solito silenziosi per inventarsi che sono loro a spargere terrore. Adesso sette di queste/i compagne/i sono in carcere e altre/i cinque sono costrette/i a non allontanarsi mai da Bologna, una città che si vuole pacificata ma dove per fortuna in tante e tanti continuano a non arrendersi e lottare.

Le sezioni delle carceri in fiamme negli ultimi mesi devono aver spaventato quelli che hanno il potere, così tanto da giustificare spudoratamente una pesantissima repressione contro chi ha gridato la sua solidarietà dall’esterno. Già dopo le prime rivolte lo Stato parlava di regie occulte, senza riconoscere che questi momenti sono l’espressione della rabbia incontenibile di chi viene sfruttato/a e rinchiuso/a per garantire la sopravvivenza di questo sistema al collasso. Ora i burattini del potere giustificano queste assurde misure cautelari con il pretesto di prevenire tensioni sociali, nell’emergenza che loro stessi hanno creato. Fa paura chi continua a opporsi al sistema nonostante la repressione, chi sceglie di scendere in strada e portare il sostegno alle lotte. Ciò che si punisce “preventivamente”, più che le azioni, è il rifiuto di piegarsi al sistema.

Noi sosteniamo chi si rivolta nelle carceri e continueremo a farlo, soprattutto ora che il potere ha svelato le sue carte rendendo evidente quali sono le esistenze che ritiene inutili e che possono essere sacrificate sull’altare del profitto e del progresso, quelle esistenze fatte di corpi ribelli che non possono e non vogliono essere domati. Guarda caso, sono proprio i legami con queste esistenze a essere puniti, per spezzare la solidarietà che si costruisce nelle lotte fatte insieme.

Contro l’isolamento dello Stato e dei tribunali, rispondiamo con solidarietà e complicità. Antenne, carceri, cpr, frontiere: siamo tutte complici, il nemico è lo stesso.

La stupidità del potere sta nel non avere ancora capito che da ogni nuova frontiera che cercherà di tracciare, da ogni gabbia che cercherà di costruire, da ogni corpo che cercherà di normare e disciplinare, altre lotte straborderanno e si moltiplicheranno, la rabbia e l’amore non invecchiano, ma ricordano e crescono.

Pensano di fermarci rinchiudendoci dentro quelle mura, ma noi da sempre sfidiamo la divisione tra il dentro e il fuori, rompendo l’isolamento che vorrebbero imporre, ora  ancora di più possiamo continuare la lotta insieme.

Tutte Libere, Tuttx Liberx, Tutti Liberi

 


Riceviamo e diffondiamo:
 

Riceviamo e condividiamo:

Pensaci



Riceviamo e diffondiamo dall’Ex Caserma liberata di Bari:

Esprimiamo solidarietà con i/le compagni/e che ancora una volta subiscono la repressione da parte dello Stato attraverso perquisizioni, misure cautelari ed arresti. Il dato più preoccupante è notare come dallo stato di emergenza il cui siamo entrati per il covid è scoppiata la risposta securitaria dello Stato, con grosso restringimento delle libertà individuali e collettive, che son state “consensualmente ” accettate pena denuncia o multa. Sono aumentati i controlli per le strade al posto di fare dei punti d informazione e distribuzione gratuiti di presidi medici base, son aumentati i controlli aerei con ingenti somme di denaro per farli volare e controllarci al posto di dare cibo e reddito alla popolazione costretta in casa. Abbiamo visto come denuncie e fermi vengano fatti ad occhi chiusi, abusando di quel potere attribuito alle divise che si trasforma in mano esecutoria e repressiva dello Stato, che può violare i diritti personali con forza, arrestare e imporre misure cautelative oltre pedinare ed intercettare per accusare infine gli indagati di reati come associazione a delinquere o finalità di terrorismo o eversione dell’ ordine democratico. Lo Stato pensa a punire chi dissente e non abbassa la testa alle condizioni precarie in cui vengono lasciati x sfruttat* , x lavorator* senza porsi nessuna domanda nè sulle condizioni disagiate nè sulle motivazioni che spingono le lotte sociali, sulla rivendicazioni di chi esige e vorebbe una vita degna per tutti e tutte. Invece lo Stato attraverso l’informazione pubblica punta il dito sulla partecipazione a cortei di solidarietà, alla diffusione di materiale informativo o sulle antenne danneggiate e non, per esempio, sui morti che la produzione di armi e bombe provoca nei paesi o dai paesi a cui le vendiamo. Non vogliamo essere chiamati complici e fare finta di niente lasciando anche queste fabbriche inutili aperte durante una situazione di pandemia….la cosa assurda è vedere come ci stanno sempre più facendo accettare la perdita di libertà, tanto da non vedere quanto queste misure cautelative siano di strategica prevenzione, per evitare l’ipotesi che si possano sviluppare tensioni sociali anti Stato data la situazione di emergenza che proprio il governo sta facendo pesare sulla popolazione non dando reddito universale e quindi costringendo chi può a lavorare rischiando e tanto altri a casa.
Il messaggio grave che passa da tutto ciò è che la solidarietà , il sostegno alle lotte e la possibilità di vederla in modo diverso, diffondendo materiale possano essere considerati reati o azioni perseguibili fintanto con l’arresto. Arresti e misure preventive fatti per non ascoltare le problematiche sociali e sedare chi vuole uscire dalla condizione di fame, PUZZANO di un passato dittatoriale e fascista a cui, per nessun motivo, dobbiamo tornare.

Ex caserma liberata Bari



Riceviamo e pubblichiamo:

“Ciao, mandiamo anche in allegato il testo che inorridendo per quanto messo in atto dalla procura di Bologna, abbiamo scritto ieri. Un saluto da Roma.”

*MERDE – CESSI – CHIAVICHE*

Queste sono le parole che abbiamo sentito risuonare in questi ultimi mesi dalle bocche di numerose familiari di persone detenute, riferite per lo più all’operato vigliacco e vendicativo di giudici, magistrati, ministri e viceministri operanti nella sfera della sorveglianza, della repressione, della reclusione. Della “Giustizia”, insomma… che in questo periodo di emergenza-Covid, ha preferito mostrare il pugno di ferro invece di mettere in atto misure adeguate a preservare veramente la vita di chi si trova in carcere.

Oggi, più di sempre, ci uniamo a questo coro.

Oggi, che lo Stato ci strappa, arrestandoli, altri 7 tra compagni e compagne, i nostri cari.

Oggi, che la procura di Bologna rende operativi dei mandati di cattura ideati, ed eseguiti in piena notte, dai Reparti Operativi Speciali dei carabinieri, e impone ad altri/e 5 l’obbligo di dimora a Bologna, rientro notturno e firme quotidiane.

L’inchiesta ripercorre il modus operandi di ormai decine di altre in passato, il ciclico e strumentale utilizzo dell’articolo 270 bis, l’associazione con finalità di terrorismo, che tutto giustifica. Soprattutto i mezzi impiegati, i soldi spesi per farlo, e i tempi d’indagine prolungati.

Questa inchiesta infatti è un po’ datata (sembra prendere avvio nel 2018)… ma una nota della procura ci chiarisce il perché, nonostante la richiesta delle custodie cautelari fosse depositata nei loro uffici già dal luglio 2019, proprio ora viene accordata.

Non è nostra abitudine citare certe fonti, ma questa volta ce la sentiamo, ché questa nota ci suggerisce un paio di considerazioni: 1) […] “/Le evidenze raccolte in questo ultimo periodo, caratterizzato dalle misure di contrasto all’emergenza epidemiologica del Covid-19, hanno evidenziato l’impegno //degli appartenenti al sodalizio//[…] ad offrire il proprio diretto sostegno alla campagna “anti-carceraria”, accertando la loro partecipazione ai momenti di protesta concretizzatisi in questo centro/” (Bologna).

Come spesso accade, è la generosità – e l’impegno, certo -, delle compagne e dei compagni che viene punita.

Non ci fossero state le rivolte a rivendicare vita e dignità, e le iniziative fuori a sostenerle, la “questione carcere” e le morti, pesanti come macigni che si porta dietro, sarebbero rimaste tombate nel silenzio.

2) […] “/In tale quadro, l’intervento, oltre alla sua natura repressiva per i reati contestati /(ma ciò non dovrebbe avvenire a processo concluso? Cioè una volta eventualmente accertate le responsabilità?)/, assume una strategica valenza preventiva volta ad evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale, scaturibili dalla particolare descritta situazione emergenziale //possano insediarsi altri momenti di più generale “campagna di lotta antistato” oggetto del citato programma criminoso di matrice anarchica.///” […]. E la valenza preventiva connaturata a qualsiasi misura cautelare, non dovrebbe riferirsi al pericolo di reiterazione di un qualche reato, un po’ più specifico di un opinabile “istigazione” al limite del “delitto d’opinione”?

Certo, se la custodia cautelare è già considerata come repressione dei reati contestati, è evidente che si può affermare senza problemi che in questo già claustrofobico momento bisogna prevenire, anche tramite la privazione della libertà, l’azione di chiunque si permetta di mettere in discussione la natura e le scelte dello stato (che nel mentre ha mostrato cosa – e chi – è sacrificabile) … come se non fossero esse stesse a provocare la tensione sociale.

Oggi più di sempre possiamo solo dire di essere orgogliose/i di avere delle compagne e dei compagni che anche nei periodi più difficili non rinunciano a battersi per ciò che si ritiene giusto! Contro ciò che risulta inaccettabile! E che sempre più persone arriveranno a comprendere volenti o nolenti, non perché lo dicono gli anarchici, ma perché, come questi tempi hanno reso evidente, lo stato non fa sconti a nessuno.

In quanto alla formula del terrorismo, a onor del vero usata e abusata nel corso del tempo, e sempre spendibile strumentalmente nel teatrino mediatico, non sprechiamo parole.

Ad Elena, Stefi, Nicole, Zi peppe, Guido, Duccio, Leo, rinchiusi nelle varie sezioni penitenziarie di Alta Sicurezza adibite ai sovversivi e alle sovversive; ad Emma, Otta, Martino, Tommi, Angelo, colpiti dalle altre misure restrittive, va tutta la nostra solidarietà, il nostro sostegno, il nostro affetto.

LIBERE SUBITO, LIBERI SUBITO!

*Roma, 13 maggio 2020.*

*NED-PSM*


“Da Atene,
striscione ad Exarcheia, a Mesologgiou, in solidarietà con l’operazione
a Bologna.

Lo striscione dice “solidarietà con i 12 compagn* perseguitati – si usa
dire in greco per comprendere tutte le persone con diverse misure –
dell’operazione “Ritrovo” a Bologna. Lo stato unico terrorista.

Vicino a psm ci sta il MFD che è sbirri fasci assassini.

Saluti!”


Riceviamo e condividiamo dalla Valle del Sillaro:
LIBERTAD PARA TODXS
AHORA


Solidarietà da Parigi


DA BERLINO SOLIDARIETÁ INCONDIZIONATA E MASSIMO SUPPORTO AGLI ANARCHICI E ALLE ANARCHICHE COLPITI/E DALL’OPERAZIONE RITROVO.

Domenica ci siamo riappropriat* di una piazza nel quartiere di Friedrichshain. Per tutto il pomeriggio abbiamo allestito striscioni e banchetti informativi, mettendo a disposizione indirizzi e materiale per poter scrivere e far sentire la nostra vicinanza e solidarietà ai compagnie alle compagne colpiti/e dall‘ operazione Ritrovo. Positiva enumerosa è stata la partecipazione, cosi come sensibile e attento èstato l´interesse dei passanti e degli abitanti del quartiere.

Purtroppo,come da tempo ormai sta accadendo, la repressione della polizia si fasempre più aspra contro ogni forma di manifestazione di dissensopolitico nelle strade. Due ore dopo l’inizio dell’iniziativa, uningente dispiegamento di polizia ha intimato di togliere tutto il materiale politico (libri, opuscoli, striscioni) e di disperdersi. Con una certa ostilità abbiamo cercato di rimanere più a lungo possibile. E´chiaro che queste sono misure mirate solo a limitare lalibertà di espressione e a reprimere ogni tentativo di azione. Non ci lasceremo intimidire e continueremo tutt* insieme ancora più determinati di prima.

L’obiettivo dell’apparato repressivo è la criminalizzazione dei nostri comportamenti. La nostra stessa esistenza sale sul banco degli imputati perché, irriducibili a ogni forma di controllo, ogni nostro respiro si fa tempesta tra le maglie del potere. La nostra vita, lenostre relazioni, i nostri sogni, la dignità con cui pretendiamo divivere sono fiori in questo deserto di paura, sopraffazione esfruttamento che il sistema che difendete ha creato. Chi ha conservato la bellezza negli occhi troverà il modo di riprendere inmano il proprio destino. A noi il compito di difendere con dignità questi fiori di resistenza. Caro stato, cari governi, la vostra inettitudine, l’impoverimento causato dalle vostre logiche diprofitto, la violenza che impregna le vostre galere e le vostrecaserme, l’imprigionamento e lo sfruttamento derivanti dalle vostrepolitiche migratorie razziste, la distruzione sistematica dellanatura in nome dei vostri sporchi interessi, sono sotto gli occhi di tutt* e chi é colpito da tutto ciò in prima persona sa bene dove econtro chi sputare il proprio veleno; non ha bisogno delle nostre “istigazioni”, termine che vi diverte usare per definire lanostra solidarietà. Quello che voi chiamate “imbrattamento” per noi é comunicazione diretta. Quello che voi chiamate “istigazione a delinquere” per noi é condivisione. Quello che voi chiamate “progetto criminoso” per noi si chiama lotta.


Riceviamo e condividiamo:

SOLIDARIETÁ AI COMPAGNI E ALLE COMPAGNE COLPITI/E DALL’OPERAZIONE RITROVO. LIBERTA’ x TUTTI E TUTTE!

Un saluto solidale dalla Romagna alle compagne e ai compagni perquisite/i ed arrestate/i nella notte del 13 maggio 2020 e allo spazio anarchico di documentazione “il Tribolo” di Bologna, perquisito da Ros e carabinieri durante l’ennesima operazione anti-anarchica – l’inchiesta “ritrovo” firmata dal Pm Dambruoso.
La montatura (anche mediatica) della procura bolognese ha posto sotto custodia cautelare 12 persone: in 7 sono ora in carcere ed in 5 con l’obbligo di dimora a Bologna con rientro notturno, di cui 4 anche con l’obbligo di firma una volta al giorno.
Alle compagne e ai compagni viene contestata l’ “associazione sovversiva” (il famigerato articolo 270bis) per l’incendio di un’antenna ma soprattutto per le lotte portate avanti negli ultimi mesi di emergenza Covid19. Infatti, l’intero castello giudiziario è talmente chiaro e spudorato che le carte della procura di Bologna parlano da sole: “l’intervento [..] assume una strategica valenza preventiva volta ad evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale, scaturiti dalla particolare descritta situazione emergenziale possano insediarsi altri momenti di più generale campagna di lotta antistato oggetto del citato programma criminoso di matrice anarchica”.
La procura di Bologna, per farla breve, ha voluto compiere con questo atto veri e propri arresti preventivi – per sua stessa ammissione! – contestando alle compagne e ai compagni momenti di lotta come il sostegno attivo alle proteste e alle rivendicazioni dei detenuti o la concreta opposizione all’incarceramento amministrativo delle persone immigrate all’interno di quei lager che sono i Cpr.
Le carte lo attestano chiaramente: “Le evidenze raccolte in questo ultimo periodo, caratterizzato dalle misure di contrasto all’emergenza epidemiologica del Covid-19, hanno evidenziato l’impegno degli appartenenti al sodalizio (…) ad offrire il proprio diretto sostegno alla campagna “anti-carceraria”, accertando la loro partecipazione ai momenti di protesta concretizzatisi in questo centro”.
Dunque ad essere messa sotto accusa è, come accaduto altre volte, la solidarietà nei confronti delle persone recluse, impegnate in dure rivolte per il rispetto di diritti seppur minimi; rivolte che sono costate 14 morti ammazzati dallo Stato ed altri detenuti uccisi dal virus. Uno Stato assassino che ancora oggi invece di aprire le porte delle sue infami galere (come hanno fatto perfino paesi considerati dispotici come l’Iran) lascia che il contagio si diffonda all’interno di queste, pronto a sacrificare la vita dei detenuti sull’altare del dio della sicurezza mentre, è ovvio, la sicurezza di non ammalarsi in galera non interessa.
La paura dello Stato e dei suoi lustrascarpe è anche che proteste, rivolte, lotte diventino lo spettro che si aggirerà sui territori quando il post-emergenza sanitaria si trasformerà in emergenza economica. Oggi banche, imprenditori e padroni – anche i più schifosi capitalisti come FCA (ex Fiat) – hanno già incominciato a battere cassa ma la coperta per rimboccare i ricchi lascerà scoperti per l’ennesima volta i meno garantiti, le classi sociali più esposte ad ogni “crisi”, le vite precarie, i poveri e gli sfruttati. Per questo hanno già intrapreso il giro di vite a cominciare dagli anarchici, che da sempre sono i più fastidiosi per chi detiene il potere, per poi continuare contro chiunque è attivo nelle lotte reali: dai lavoratori organizzati che scioperano a chi reclama il salario non corrisposto (vedi le misure cautelari contro gli attivisti bolognesi della campagna “il padrone di merda”); da chi occupa le case sfitte a chi è attivo nello sciopero degli affitti; fino a mandare l’esercito contro chi scende in strada sfidando le restrizioni assurde che continuano a rimanere in piedi mentre tutto il comparto produttivo ed economico è aperto.
Sul banco degli imputati allora non ci sono solo quelle 12 persone ma chiunque, a suo modo, lotta contro questo mondo e il suo modello di organizzazione sociale, politica ed economica.
Se questo significa essere etichettati come sovversivi, ebbene accettiamolo di buon grado: sì, vogliamo sovvertire questo mondo, basato su continue ingiustizie! Vogliamo spezzare sbarre e catene e vogliamo anche che non ci siano più galere e persone chiuse a chiave! Vogliamo non ci siano più né ricchi e nemmeno persone povere! Vogliamo porre fine all’organizzazione capitalista e al dominio dell’autorità sulle nostre vite, sui nostri corpi e sui nostri desideri.
Eccola qua, il vostro “programma criminoso”!

Un caldo abbraccio alle persone arrestate e a quelle con l’obbligo di dimora.

Elena, Leo, Zipeppe, Stefi, Nicole, Guido, Duccio,
Martino, Otta, Angelo, Emma, Tommi liber* subito!!!

Alcuni solidali dalla romagna.

[Nelle foto, striscione di solidarietà apposto su un cavalcavia della tangenziale di Forlì]


Riceviamo e diffondiamo:

“Solidarietà alle/ai compagne/i bolognesi dall’appennino!!!!”


Riceviamo e pubblichiamo!

“Ciao!
Ieri diversi gruppi e sensibilità complici e solidali si sono raccoltx qui a Bologna per sostenere i/le compagne anarchiche colpitx dalla repressione.

Invio una foto che non rende comunque l’idea della partecipazione.

Sperando di vederci tutte e tutti oggi sulle bici per dire ancora e sempre che non accetteremo intimidazioni, un abbraccio!

Una”


Dalla Majella al Gran Sasso!


Da Nuoro


Biciclettata e presidio alla Dozza, Bologna.


Giriamo da Napoli:

Venerdi’ 22 maggio un gruppo di persone ha portato un saluto solidale ai detenuti nel carcere di Poggioreale a Napoli. La volontà dex solidalx era mostrare sostegno ai prigionieri e ribadire complicità con chi lotta dentro e fuori contro un mondo di gabbie. Più tardi uno striscione è stato appeso in città, si è letto uno dei comunicati riguardanti gli arresti di Bologna e in tante e tanti si è urlato il nostro odio per l’autorità e le galere.


Riceviamo e condividiamo:

“Un piccolo pensiero per i/le compagnx dentro”


¡Que quemen todas las jaulas!

Rabbia e solidarietà dall’Andalusia, libertà per tutte/i!


Bologna


Il 13 maggio a Bologna sette anarchic* sono stati portati in carcere e altr* cinque sono stati sottoposti all’obbligo di dimora. L’accusa è quella di aver sabotato delle antenne nel 2018. La Procura di Bologna ha poi messo nero su bianco che gli arresti sono avvenuti, proprio ora, in un’ottica di “strategica valenza preventiva” in merito alle lotte anti-carcerarie, a seguito delle rivolte dei mesi scorsi durante le quali hanno perso la vita 14 prigionieri.

Complici con chi si ribella allo Stato e a ogni forma di autorità e di galera, anche da Pescara pretendiamo l’immediata liberazione di Duccio, Guido, Zip, Elena, Stefania, Nicole e Leo.

 

 

 

 

 

 

 


Ancora solidarietà!

“Saluti da Bolzano Male”


Solidarietà da Parigi!

SOLIDARIETÀ AI/ALLE ARRESTATX IN ITALIA ! L’UNICA SICUREZZA È LA LIBERTÀ!

Nella città di Bologna, in Italia, la fine del confinamento a coinciso, per alcunx, con l’inizio della reclusione. In seguito alla grossa operazione repressiva del 13 maggio, sette compagnx anarchici sono stati arrestatx, e altrx cinque hanno ricevuto l’obbligo di dimora e di firma in commissariato una volta al giorno.
L’accusa è quella di associazione sovversiva con finalità di terrorismo.

Terroristx, perché erano davanti alla prigione di bologna durante la rivolta (marzo 2020), in solidarietà con i prigionieri che, laggiù come dappertutto altrove, si ribellavano per non crepare di covid e di carcere. Terroristx, perché non hanno mai smesso di lottare contro la reclusione, contro le politiche migratorie e contro lo sfruttamento.

Ma noi lo sappiamo bene : in Italia come in Francia, terrorista è lo Stato che lascia morire ile prigionierx nelle carceri e nei CRA (centres de rétention administrative, il corrispettivo dei CPR italiani) durante l’epidemia, che arresta tortura e umilia ogni giorno, con o senza virus, tuttx quellx che non hanno i documenti giusti, che non hanno abbastanza soldi e che decidono di non abbassare la testa.

Solidarietà ai/lle arrestatx di Bologna e a tuttx i/le prigionierx!
Tutti e tutte fuori dalle galere!

Assemblea contro i CRA (regione parigina)
https://abaslescra.noblogs.org/solidarite-avec-les-arrete-e-s-en-italie-lunica-sicurezza-e-la-liberta/


Striscione appeso nella piazza centrale di Tricase nel Salento

TUTTE/I LIBERI!


Operazione ritrovo – liberx tuttx

A poche ore dal corteo di sabato 30 maggio i compagni e le compagne presi in ostaggio dallo Stato nell’operazione ritrovo sono statx tuttx liberatx. Per alcunx è caduta ogni misura cautelare, mentre ad altrx è stata applicata la misura dell’obbligo di dimora e di rientro serale.

L’accusa di essere “un’associazione finalizzata al compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico dello Stato italiano” è caduta per tuttx, a dimostrare come lo spauracchio del terrorismo sia sempre stato un pretesto addotto dalla Procura per fomentare l’opinione pubblica contro gli anarchici e le anarchiche e tentare di spezzare la solidarietà e le convergenze tra le lotte. Se c’è ancora qualcunx persuasx della necessità e della possibilità di una trasformazione sociale globale, meglio sbatterlo in prigione. L’obbiettivo di questa logica totalitaria è che nessun cambiamento deve essere  possibile.
È stata la stessa
Procura ad ammettere la finalità preventiva di tale operazione, con un’attenzione specifica sulle mobilitazioni anti-carcerarie.

Tra la gioia di poter riabbracciare compagne e compagni, vogliamo ribadire che solo la lotta paga.

Quando lo Stato gode di poco consenso la carta della ‘guerra contro il terrorismo’ appare per riguadagnare il ‘prestigio’ perduto, ma la loro prevenzione non fermerà la nostra voglia di libertà e la solidarietà con chi lotta per un mondo migliore.

Rete bolognese di iniziativa anticarceraria
https://oltreilcarcere.noblogs.org/post/2020/06/05/operazione-ritrovo-liberx-tuttx/


Foto del corteo in solidarietà del 30 maggio a Bologna.
Notizia scarcerazione e corteo su Zic
https://www.zic.it/inchiesta-ritrovo-scarcerate-i-le-gli-arrestate-i-centinaia-in-corteo/