Sull’ennesima operazione anti-anarchica

E’ una campagna repressiva a tutto tondo quella a cui si sta assistendo.
 
Una campagna repressiva col preciso intento di colpire le anarchiche e gli anarchici e spaventare preventivamente chi lotta dentro e fuori le carceri.  Il pugno duro per intimidire e segnare bene un confine da non oltrepassare che sia di monito a tuttx, giocando oggi come ieri sulla divisione tra ‘buoni’ e ‘cattivi’. Lo spauracchio del terrorismo per ridare ‘lustro’ al potere dello Stato e della sua intoccabilità, rinforzando l’idea di una fortezza-Stato e di un‘autorità inespugnabile ed inevitabile, per scoraggiare espressioni di malcontento, o insurrezioni di qualsiasi genere.
 
Proprio mentre in carcere si muore e altrove le strade sono accese dalla ribellione, in un momento in cui anche guardie e sbirri vivono un momento di frustrazione, dare in pasto loro questi arresti diventa una strategia per rispondere al bisogno di riconoscimento dei ‘servitori dello Stato’, un contentino strumentale ai giochi mediatici di massa con lo scopo di restituire prestigio alle strutture del dominio ribadendo a tuttx che non si attacca il potere. 
 
L’esercito è l’istituzione base sulla quale si identificano tutte le istituzioni totali che perpetrano lo sfruttamento della nostra società ed il carcere è l’istituzionalizzazione piu dura dei  meccanismi  di  violenza e di genere che le istituzioni esprimono.
 
Si sbattono in prigione le anarchiche e gli anarchici, tirando fuori dal cappello inchieste a tutto spiano per isolare le lotte e coltivare attendismo, mentre carcere e repressione diventano sempre più una prospettiva reale per chi solidarizza con i detenuti e con le lotte anticarcerarie, per chi sostiene idee e pratiche di azione diretta e liberazione che non rimandino la vita a domani, per chi lotta per la riappropriazione dei propri bisogni, per chi sostiene gli spazi sociali liberi e autogestiti, per chi non si arrende ad un destino di oppressione, sfruttamento e annientamento. La sproporzione della violenza viene ribaltata dalla narrazione mediatica. La prevenzione diventa vera e propria persecuzione. Pugno duro, nero e strategico. Colpirne pochi per educarne cento, la repressione ai tempi della Pandemia non perdona e anzi, recupera dal passato in ottica ‘preventiva’ sul futuro.
 
Una strategia della tensione per reprimere, con il potere dell’esercito e il pretesto della difesa della Patria, chiunque intenda mettere in discussione le strutture del dominio e dell‘oppressione.
 
L’obiettivo è nascondere le contraddizioni sociali prodotte dal capitalismo castigando e criminalizzando i soggetti sociali che queste contraddizioni esprimono. 
 
Solidarietà ai compagni e alle compagne anarchiche colpite dalla repressione e a chi lotta dentro e fuori le prigioni per un mondo libero dallo sfruttamento dell’unx sull’altrx!
 
Rete bolognese di iniziativa anticarceraria


Come rete anticarceraria aderiamo al presidio in solidarietà con gli/le anarchici/che colpiti/e dall’operazione “Bialystok” venerdì 19 giugno alle 18 in Piazza dell’Unità a Bologna.