Prima di tutto vennero a prendere… gli anarchici

Anche in tempo di emergenza sanitaria la priorità è arrestare gli anarchici.

Ieri
a Bologna sette compagnx sono stati arrestati e altrx cinque sottopostx ad obbligo di dimora con l’accusa di terrorismo ed eversione per l’incendio al ripetitore di Monte Donato del dicembre 2018. 
Le operazioni passate dimostrano che le pompose accuse di terrorismo delle Procure (art. 270 bis C.P.) vengono poi smontate in fase dibattimentale, ma questo non impedisce la reclusione cautelare dei compagni e delle compagne in alta sicurezza dentro alle carceri che combattiamo. 
L’apparato repressivo statale in questo tragico momento getta fumo negli occhi dell’opinione pubblica trovando capri espiatori da dare in pasto al solito circo mediatico, mentre le numerose promesse governative a tutti i livelli vengono puntualmente disattese.
In un momento di emergenza in cui le carceri già sovraffollate sono diventate immensi focolai di contagio, lo Stato anziché prendere provvedimenti di amnistia e liberazione continua ad arrestare chi lo contesta. L’operazione, come asserisce il comunicato stampa della Procura, <<assume una strategica valenza preventiva volta ad evitare che in eventuali ulteriori momenti di tensione sociale, scaturibili dalla particolare descritta situazione emergenziale, possano insediarsi altri momenti di più generale “campagna di lotta antistato”>> con specifico riferimento alla lotta anticarceraria che sta assumendo particolare rilevanza in questo periodo. Ad essere sotto accusa ed esser preventivamente puniti non sono soltanto gli atti contestati, ma l’idea stessa che qualcunx possa esporre verità scomode (come quelle riguardanti le carceri o i cpr ) e magari decidere di alzare la testa.

Ci sentiamo tuttx colpiti da un’operazione repressiva di tale portata che mira ad  intimidire il sostegno alle lotte anticarcerarie e a stroncare sul nascere qualsiasi rivendicazione in tal senso. Quest’operazione, come ammette la stessa Procura nero su bianco, ha lo scopo specifico e strategico di ‘prevenire’ tensioni con una stretta repressiva su tutte le .lotte sociali.

Siamo complici e solidali con chi mette in gioco il proprio corpo per un mondo migliore. Terrorista è lo Stato che spegne le coscienze e soffoca il dissenso.

Tuttx liberx

Rete bolognese di iniziativa anticarceraria

I compagni arrestati sono 7: Elena, Leo, Zipeppe, Stefi, Nicole, Guido e Duccio.
A 5 compagne/i (Martino, Otta, Angelo, Emma e Tommi) è stato dato l’obbligo di dimora a Bologna con obbligo di firma quotidiana.
L’accusa di 270bis è per chi ha la misura cautelare in carcere.
Gli altri reati contestati sono poi 414cp, 639, 635 e a una sola persona incendio (423cp).
I riferimenti per inviare loro sostegno e solidarietà:
Elena Riva e Nicole Savoia:
Str. Delle Novate, 65, 29122, Piacenza.
Duccio Cenni e Guido Paoletti:
Via Arginone, 327, 44122, Ferrara.
Giuseppe Caprioli e Leonardo Neri:
Strada Statale 31, 50/A – Loc. San Michele – 15121 Alessandria (AL)
Stefania Carolei:

Via Gravellona, 240, 27029, Vigevano, PV

Chiunque voglia rendere visibile e testimoniare la propria solidarietà può inviare una mail a soscarcere at autistici.org i contributi saranno raccolti in questa pagina.

Sugli arresti a Bologna

COMPLICI E SOLIDALI CON I COMPAGNX ARRESTATX!

Riceviamo e pubblichiamo:

Dopo diverse ore, si è avuta qualche notizia un po’ più precisa sull’operazione “Ritrovo” a Bologna, coordinata dai Ros. I compagni arrestati sono 7: Elena, Leo, Zipeppe, Stefi, Nicole, Guido e Duccio.
Sotto i loro nomi e indirizzi di destinazione delle carceri in cui li stanno portando.

A 5 compagne/i (Martino, Otta, Angelo, Emma e Tommi) è stato dato l’obbligo di dimora a Bologna con obbligo di firma quotidiana.

L’accusa è per tuttx di 270bis. Gli altri reati contestati sono poi 414cp, 639, 635 e a una sola persona incendio (423cp), aggravati dalla finalità eversiva.

LIBERTÀ SUBITO PER LE COMPAGNE/I

Indirizzi a cui scrivere lettere e telegrammi

Elena Riva e Nicole Savoia:
Str. Delle Novate, 65, 29122, Piacenza.
Duccio Cenni e Guido Paoletti:
Via Arginone, 327, 44122, Ferrara.
Giuseppe Caprioli e Leonardo Neri:
Strada Statale 31, 50/A – Loc. San Michele – 15121 Alessandria (AL)
Stefania Carolei:
Via Gravellona, 240, 27029, Vigevano, PV

Lettera di un detenuto alla Dozza

Aprile – Estratti di una lettera del 10/04/2020 da parte di un detenuto della Dozza, Bologna.

…devo dirti che sono contento che qualcuno possa far sapere cosa succede nel carcere di Bologna, i Tg non ne parlano per non allarmare le famiglie, ma qui non è una gran bella situazione, è da giorni ormai mesi che si parla di questa epidemia mondiale, qualche deficiente ignorante ha detto che per noi detenuti ristretti, non avendo contatti né con i familiari nè con l’esterno era impossibile essere contagiati dal coronavirus, soltanto il giorno 7 aprile ci hanno consegnato delle mascherine, cioè dopo che hanno scoperto altri 2 detenuti [positivi] nella sezione 1°D, dove ci sono i giocatori del rugby e lo studentato, che fanno studi di lauree e diplomi, ci sono 4 sezioni in quarantena, quando dico sezioni parlo di 52 persone per sezione, il 3°A e il 3°B dell’alta sicurezza dove c’era quel signore Vincenzo Sucato sono in quarantena, il 2°A è in quarantena e ora il 1°D.
Dicono di un solo contagio nel carcere della Dozza ma io so che sono già 20 se non di più, ma fanno credere che la situazione qui è sotto controllo ma non è così, dalle guardie non so che notizie possono uscire ma non penso siano vere perché non vogliono allarmare i famigliari.
Riguardo alla rivolta è stata una provocazione da parte delle istituzioni e della polizia penitenziaria e ora ti spiego come sono andate le cose.
Il giorno 8 marzo per la festa della donna tutto il carcere ha fatto una battitura pacifica per sostenere gli altri detenuti coinvolti nelle rivolte già iniziate, la nostra iniziativa era quella di bloccare i carrelli della cucina, non fare la spesa e fermare un carcere senza portare avanti il loro commercio del mangiare della cucina e la spesa che tengono nel magazzino, non andava a lavorare nessun detenuto e facevamo una cosa “pacifica”.
Il giorno 9 marzo dovevamo fare l’incontro con la direttrice Claudia Clemente, la commissaria Quattromani e altri, il capo degli educatori Massimo Ziccone, il responsabile della sanitaria ecc.…ecc…, già quando siamo andati giù erano già pronti con caschi scudi e manganelli, siamo passati in mezzo a 200 guardie già pronte come se sapessero cosa doveva succedere. Alle 13:30 ci hanno vietato l’ora d’aria che ci spetta, è ministeriale e non potevano farlo, quella situazione di reazione dei detenuti l’hanno scatenata loro, quella è stata la scintilla, ma secondo me si poteva evitare.
Hanno provato a entrare nella sezione con forza spingendosi tra di loro con gli scudi, idrante e manganellate, ma essendo compatti pure noi non sono riusciti ad entrare sennò sarebbe stata una carneficina.
Abbiamo ceduto solo per il semplice motivo che troppe persone stavano male, chi aveva bisogno di cardioaspirine, chi del metadone e del subotex, e che molte persone sono collassate per i miscugli di farmaci, abbiamo deciso con un volontario detenuto di andare a prendere le chiavi delle celle e farci trovare nelle nostre celle senza però nessuna violenza e così abbiamo trovato l’accordo. Ma non è vero che hanno fatto irruzione se non lo decidevamo noi loro non entravano, tutte le cancellate delle scale erano bloccate, non sarebbero mai potuti entrare, solo dal tetto potevano provare ma ti garantisco che avrebbero dovuto aprire il fuoco, perché c’era troppa tensione e sarebbe stato un massacro.
Qui già da prima era difficile avere una terapia, per mal di testa, mal di denti, mal di pancia ci davano la tachipirina, [a me non danno le medicine di cui ho bisogno da un mese (qui è parafrasato per mantenere la privacy)], non dormo da giorni, vedi tu come siamo messi.
[…] qui a parte convivere con la paura di ammalarci, nelle celle siamo pieni di scarafaggi, ci siamo lamentati ma nulla e questo è un problema da anni, non ho paura della morte, ma voglio morire vicino a mia moglie e ai miei figli, non in bocca allo stato e sti 18 mesi…?
Una presa per il c….

Auguri per tutto, speriamo che le nostre lettere servano per qualcosa.

La Rete internazionale Mapuche chiama alla solidarietà

Condividiamo e rilanciamo:

La rete internazionale Mapuche chiede a tutte le realtà vicine di firmare questo appello che richiede la liberazione di Facundo Huala che è incarcerato da svariati mesi in Cile, questa lettera firmata servirà per fare ricorso al tribunale dei diritti indigeni. Geraldine (responsabile italiana della rete di supporto al popolo Mapuche) ci chiede di far girare l’appello!

Grazie!

(Qui traduzione in italiano)
A LA ATENCIÓN DE : INAI.
INSTITUTO NACIONAL DE ASUNTOS INDÍGENAS
SEÑORA : MAGDALENA ODARDA.

Nuestras palabras que expresamos desde la distancia son para manifestar sin duda nuestra grande preocupación por la situación sanitaria del LONKO FACUNDO HUALA, preso político mapuche actualmente encarcelado en la cárcel de Temuco, Chile.
El LONKO FACUNDO HUALA, autoridad ancestral del pueblo mapuche y autoridad política filosófica de la comunidad mapuche de Cushamen se encuentra detenido desde el 27 de junio 2017, cumpliendo actualmente 2 años y 10 meses de prisión politica , en un primer momento en el recinto penitenciario de Esquel, Argentina y posteriormente desde septiembre 2018 a través de una extradición arbitraria e inconstitucional ejecutada del gobierno de Mauricio Macri , el LONKO FACUNDO HUALA es trasladado a la cárcel de Alta Seguridad de Valdivia y más tarde a la cárcel de Temuco, estas dos últimas en Chile .
El LONKO FACUNDO HUALA ha vivido años de persecución política, de falsa criminalización y privación de la propia libertad por defender el territorio mapuche de la intromisión de las multinacionales que se apropian de sus tierras ancestrales para la realización de diversos proyectos extrativistas que van en total contradicción con la cosmovisión y el buen vivir de los pueblos originarios como el pueblo mapuche .
En este período de pandemia mundial a causa del Covid19, desde hace muchas semanas que estamos atentas y atentos a la situación sanitaria al interno de las diferentes cárceles de Chile,por lo cual nos hemos activado fuertemente a través de campañas de solidaridad anticarcelaria para llamar la atención del Gobierno de Sebastián Piñera, con la intención que se responda a las demandas urgentes manifestadas por los mismos y mismas detenidxs, que se encuentran justamente preocupadxs por su integridad física y mental de frente al contagio del Covid19, a lo cual el actual gobierno chileno no ha aplicado ningún protocolo de propia libertad.
– Es importante recordar para quienes no lo saben, que el LONKO FACUNDO HUALA, siendo recluido en la cárcel de Temuco , no se encuentra en su territorio junto a su comunidad ni a su familia, lo cual es un impedimento para que pueda recibir visitas, alimentos y tener comunicación con su gente, así sucede también para su familia, que por la distancia geográfica y las dificultades económicas se ven imposibilitados de visitarlo y acudirlo .
Por lo cual, retenemos que en esta situación puntual de Covid19 , es aún más complejo para el LONKO FACUNDO HUALA, para su comunidad de Cushamen y su familia poder tener una comunicación directa e inmediata para informarse de su situación carcelaria y condiciones de salud , estar cerca de él y exigir el cumplimiento de los derechos humanos y de los derechos como miembros de pueblos originarios.
El rempatrio es una solicitud justa ,fundamental y vital para el LONKO FACUNDO HUALA, ya sea para proteger su salud del Covid19 en el contexto carcelario de Chile que no cuenta con las medidas sanitarias adecuadas así como también para otorgar la posibilidad de cercanía y de comunicación con la propia comunidad y familia.
Revendicamos no sólo los derechos políticos de los presos políticos mapuche , también apelamos al derecho de defender la salud y la vida.

REMPATRIO YA !!!
LIBERTAD PARA EL LONKO FACUNDO HUALA!

 

RED INTERNACIONAL EN DEFENSA DEL PUEBLO MAPUCHE, MILÁN -ROMA, ITALIA.

Traduzione:

All’attenzione di: INAI.
ISTITUTO NAZIONALE PER GLI AFFARI INDIGENI
Signora: MAGDALENA ODARDA.

Vogliamo manifestare la nostra preoccupazione per la situazione sanitaria del Lonko  Facundo Huala, prigioniero politico mapuche attualmente detenuto nel carcere di Temuco, Cile.
Il Lonko  Facundo Huala, autorità ancestrale del popolo mapuche e autorità politica/filosofica della comunità mapuche di Cushamen.
È stato arresto il 27 giugno 2017, e  attualmente ha scontato due anni e 10 mesi di prigionia politica, dapprima nel penitenziario di Esquel, Argentina, e da settembre 2018 – attraverso una estradizione in Cile arbitraria e incostituzionale eseguita dal governo di Mauricio Macri – è stato trasferito presso il carcere di massima sicurezza di Valdivia, e in seguito nel carcere di Temuco.
Il Lonko  Facundo Huala, ha vissuto anni di persecuzione politica, di falsa criminalizzazione e privazione della libertà per aver difeso il territorio mapuche dall’intromissione delle multinazionali che si appropriano della terre ancestrali per la realizzazione di diversi  progetti estrattivisti, progetti in totale contraddizione con la cosmovisione e il buen vivir dei popoli originari, come quello mapuche.
In questo periodo di pandemia mondiale a causa del Covid 19, da molte settimane siamo attent* alla situazione sanitaria all’interno dei differenti carceri del Cile.
Ci siamo attivati fortemente attraverso campagne di solidarietà anticarceraria per richiamare l’attenzione del governo di Sebastián Piñera, perché risponda alle richieste urgenti espresse dagli stessi e dalle stesse detenut*, giustamente preoccupat* per la loro integrità fisica e mentale davanti al contagio del Covid-19, per il quale il governo cileno non ha applicato nessun protocollo per la loro libertà.

– È importante ricordare per coloro che non sanno che il LONKO FACUNDO HUALA, detenuto nella prigione di Temuco, non si trova nel suo territorio con la sua comunità o famiglia, il che gli impedisce di ricevere visite, cibo e comunicazione con la sua gente, neanche con la sua famiglia, che a causa della distanza geografica e delle difficoltà economiche non è in grado di visitarlo.Pertanto, riteniamo che in questa specifica situazione di Covid19, sia ancora più complesso per il LONKO FACUNDO HUALA, per la sua comunità di Cushamen e la sua famiglia poter avere una comunicazione diretta e immediata per informarsi sulla situazione carceraria e sulle condizioni di salute, essere vicino a lui e chiedere il rispetto dei diritti umani e dei diritti dei membri delle popolazioni indigene.Il rimpatrio è una richiesta equa, fondamentale e vitale per il LONKO FACUNDO HUALA, sia per proteggere la sua salute dal Covid19 nel contesto carcerario del Cile che non ha adeguate misure sanitarie sia per garantire la possibilità di vicinanza e comunicazione con la comunità e la famiglia. Non solo rivendichiamo i diritti politici dei prigionieri politici Mapuche, ma facciamo anche appello al diritto di difendere la salute e la vita.

REMPATRIO ORA !!!
LIBERTÀ PER IL LONKO FACUNDO HUALA!

RED INTERNACIONAL EN DEFENSA DEL PUEBLO MAPUCHE, MILÁN -ROMA,  ITALIA.


Qui una lettera del primo febbraio 2020

25 APRILE – CASSA DI RISONANZA PER LA LIBERTÀ

25 APRILE 2020

Tutti i contributi arrivati oggi


L ‘8 marzo 2020 rivolte e proteste cominciano a diffondersi in 40 carceri italiane, sedate con le truppe antisommossa.
Da giorni nelle prigioni serpeggia la paura che l’epidemia di coronavirus si diffonda in una situazione dove il sovraffollamento, le condizioni igieniche disastrose, l’assenza di assistenza sanitaria sono già all’ordine del giorno.
Si spera in un provvedimento che serva a svuotare le carceri, per evitare di trasformarle in lazzaretti, a cominciare dai detenuti anziani o malati.
Ma l’unica risposta del governo è la sospensione dei colloqui con i familiari, la sospensione del lavoro esterno, dei permessi premio, delle semi libertà, delle attività interne al carcere dei volontari.
Nel frattempo sia gli agenti di polizia penitenziaria, sia il personale addetto alle infermerie delle prigioni, entra ed esce comunque, e non viene dunque eliminato ogni veicolo di contagio, in un contesto dove le misure di prevenzione rimangono inesistenti.
E’ questo che innesca le proteste: la paura di poter morire in una cella, senza assistenza, e senza poter nemmeno salutare i propri cari.
Quattordici detenuti muoiono nelle rivolte di Modena, Bologna e Rieti. La versione ufficiale parla di morti per overdose, ancor prima che venga effettuata una qualsiasi autopsia.
Ma oltre ai detenuti morti, ci sono quelli pestati, umiliati, sottoposti a trattamenti punitivi inumani e degradanti.

In questo video raccogliamo le loro voci, rilanciando la parola d’ordine dell’amnistia, come unica soluzione possibile.

Iniziativa organizzata da:
Associazione Bianca Guidetti Serra
Pratello R’Esiste 2020 (BO)
Rete25A (Salento)

Clicca sull’immagine per vedere il video



La mattina del 25 aprile una decina di compagnx ha pedalato in gruppo per le vie della Bolognina, gridando al megafono messaggi di solidarietà con i/le detenutx e contro lo Stato di polizia che si respira nelle strade. Diverse persone, dalle finestre (e dalla strada), hanno risposto in modo solidale.

Nel frattempo, altre persone si sono spontaneamente mosse verso piazza dell’Unità e altri punti della Bolognina, a dimostrazione di quanto violare le misure restrittive sia diventata una necessità di moltx.

Dopo quasi due mesi di stato di emergenza, è evidente ormai a tuttx che il controllo sbirresco non ha nulla a che vedere con la tutela della salute.

NON C’È LIBERAZIONE SENZA LIBERTÀ. LA VERA PANDEMIA È LO STATO DI POLIZIA.

Riportiamo qui sotto un intervento che è stato fatto in Piazza dell’Unità.

Questo volantino insieme ad un altro (con i detenuti in rivolta, amnistia, indulto libertà! Chi lotta non è mai solx!), sono stati sparsi stamani per le vie della Bolognina.

Questi sono alcuni dei messaggi gridati al megafono:

“Usciamo di casa!
La polizia uccide!
Solo tornando in strada,
potremo riprenderci la libertà!”

“Usciamo di casa!
C’è chi una casa non ce l’ha
C’è chi muore di carcere
Non c’è liberazione senza libertà!”

“Usciamo di casa!
Salute non è stato di polizia,
salute non è aumento del PIL,
libertà per tuttx o salute per nessunx!”



“Ciao,
siamo solidali con i carcerati.

Il nostro contributo per la Liberazione antifascista, antirazzista, antinazzista, è un brano che parla della Liberazione delle schiave di tratta.

Allego il link”

https://www.youtube.com/watch?v=X5doC_KqZFw

Buona Liberazione a tutt*”


“In via delle moline qualcunx ha espresso solidarietà ai/alle detenutx in lotta e esplicitato che non c’è liberazione senza libertà.”


“Una playlist resistente per tuttx i detenuti e le detenute nel giorno della Liberazione da una compagna.”

Mix-resistente-mademoiselle


Ci riferiscono in quartiere San Donato fuochi d’artificio e scritta “Libertà per tutti” in strada. Pare ci sia stata solidarietà dalle persone affacciatesi dai balconi.


24 aprile – NON C’È LIBERAZIONE SENZA LIBERTÀ

24 aprile 2020

Tutti i contributi arrivati oggi alla mail soscarcere@autistici.org


OGGI IN QUARTIERE BOLOGNINA INIZIATIVE E CASSA DI RISONANZA PER LA LIBERTÀ!

“Oggi pomeriggio davanti alla Officine Minganti in via della Liberazione e contemporanemente alla Pam sua via di Corticella due gruppi di iniziativa con guanti e mascherine, hanno raggiunto le lunge file di persone ai supermercati in attesa del proprio turno. 
Sono stati fatti vari interventi, insieme alla lettura e distribuzione di un volantino che riportiamo di seguito.
Alla Pam molte persone in ascolto hanno apprezzato e sostenuto l’iniziativa.”

Appesi gli striscioni:
L’unica sicurezza è la libertà, fuori tutt* dalle galere.
Basta polizia! Casa, reddito, amnistia!
Controllo del contagio o contagio del controllo?

Il testo del volantino:


 SAREMO TUTTE MENO LIBERE FINCHÈ RESTA IN PIEDI UNA PRIGIONE!

NON C’È LIBERAZIONE SENZA LIBERTÀ! ROMPIAMO L’ISOLAMENTO!

24- 25 APRILE:
QUALE LIBERAZIONE SENZA LIBERTÀ?

In questo momento di contrazione di qualsiasi libertà, ci viene spontaneo chiederci in che modo parlare di liberazione.

Crediamo che questa data non possa ridursi ad una sterile celebrazione dei tempi passati, ma che debba essere interpretata come un invito ad agire sul presente, a lottare per una liberazione costante dalle oppressioni di qualsiasi genere.

Come rete bolognese anticarceraria non possiamo prescindere soprattutto oggi dal portare la nostra solidarietà a coloro che più di tutti subiscono l’oppressione, nei luoghi di detenzione, nelle carceri, nei CPR.

Questo 25 aprile invitiamo tutte e tutti a riprendersi un pezzetto della propria libertà, pur prestando attenzione ai rischi per la salute propria e delle altre. Equipaggiati di guanti, mascherine e a distanza di sicurezza, scendiamo in strada, rispolveriamo le nostre biciclette e armiamoci di fantasia, portiamo delle piccole azioni quartiere per quartiere, ognuno con la propria sensibilità, per lottare anche noi insieme a chi lotta da dietro le sbarre, per far capire che i pestaggi, la repressione e la violenza che i detenuti subiscono quotidianamente non passano inosservate, e che l’unica sicurezza è la libertà, sia per noi fuori sia per chi sta dentro.

“SAREMO TUTTX MENO LIBERX FINCHÈ RESTA IN PIEDI UNA PRIGIONE”

24 aprileNON C’È LIBERAZIONE SENZA LIBERTÀ: armiamoci di fantasia, lasciamo segni visibili per ribadirlo. Rendiamo questo messaggio visibile dai balconi, nelle strade e attraverso i tragitti più o meno brevi che facciamo ogni giorno.

25 aprileCASSA DI RISONANZA PER LA LIBERTÀ: che sia dal balcone o dalla tua bicicletta per le strade del quartiere, attacca le casse, tira fuori la voce in solidarietà a chi vogliono zittire dietro le sbarre.

Alla luce degli ultimi fatti a Torino, delle notizie di arresti, uso del taser, Tso, contenzione, esercito, mezzi militari e repressione, crediamo sia doppiamente importante il 24 e il 25 farci sentire anche per le strade dei nostri quartieri armatx della nostra fantasia, contro la repressione nelle carceri e per le strade.

Invia i tuoi contributi, sotto forma di disegno, foto, video, testo, o quello che preferisci a soscarcere@autistici.org

Rete bolognese di iniziativa anticarceraria