Udine – Una lettera firmata da ventidue prigionieri del carcere di via Spalato

Riceviamo e diffondiamo dall’Assemblea permanente contro il carcere e la repressione (Udine-Trieste, 9 luglio 2020) una nuova lettera giunta alla casella postale “Ass. Senza Sbarre” (cp 129 – 34121 Trieste)  firmata da 22 detenuti che ne chiedono la massima diffusione.

Una libera iniziativa collettiva e autonoma di alcuni prigionieri cui è importante dare voce.


Udine, giugno 2020

Alla attenzione dell’Associazione “Senza sbarre”

Noi detenuti del carcere di via Spalato […] dichiariamo che è da mesi che ci lamentiamo per la piccola quantità di cibo che viene distribuita, e anche, altra cosa grave, che alcuni di noi hanno portato in visione all’ispettore di turno cibo crudo, cibo scaduto e maleodorante.
Non solo: alcuni detenuti hanno trovato nel loro piatto di spinaci e gnocchi anche scarafaggi morti. Tutto questo lo lamentiamo da mesi, e anche veniva portato in visione il mangiare scaduto e avariato ad un ispettore di turno, e lui lo segnalava anche, ma continua tutt’ora lo stesso; addirittura persone che hanno avuto problemi alla pancia, chi vomito ed alcuni, più fortunati, si astengono al ritiro del vitto. Ma chi non può purtroppo farlo, deve avere la fortuna di farcela, quanto meno avere culo, che alcune volte [il vitto] arriva in condizioni discrete, ma sempre cibo scaduto e con forti odori, tipo pesce, uova, e sughi con pasta cruda, e sughi non cotti bene.
Purtroppo tanti di noi abbiamo reclamato ed alcuni non ritirano più il vitto, poi troviamo fuori dalle porte della cucina molti scarafaggi, che vengono poi anche trovati negli spinaci e nelle zuppe di verdura.
Poi i continui nidi di scarafaggi, formiche, piccoli topi e addirittura scorpioni, che fuoriescono dai lavabi, bagno, wc, doccia. Siamo invasi da ogni forma di insetti che portano malattia, non c’è igiene nelle celle, sono muri sporchi, bagni con muffa e privi di aerazione, non c’è sanificazione di nessun genere, gente malata che ha problemi igienici sanitari. […]

Seguono 22 firme

[…]
Noi siamo quelli che aderiamo con voi […]
Gli amici di via Spalato […]
Grazie

Lettera detenuti carcere via Spalato – UDINE pdf

Resoconto del presidio del 26 giugno alla Dozza di Bologna

Diffondiamo:

Tornare sotto il carcere della Dozza e riuscire a comunicare a lungo con i prigionieri è stato emozionante e ci ha provocato ancor più rabbia. Qualcuno/a di noi è finito/a dall’altra parte del muro il mese scorso, anche se non alla Dozza; è stata una permanenza – seppur breve – che ci ha convinte e convinti ancora di più di quanto delle galere non debbano restare che macerie.

Venerdì 26 giugno eravamo tante/i là sotto; siamo arrivati sotto le sezioni dei comuni e dell’AS3 e finalmente, dopo mesi, siamo riusciti a comunicare bene con chi è rinchiuso. Sin dal nostro arrivo si sono alzati dalle celle cori per la libertà e contro le galere.
Tutta la nostra vicinanza e complicità è stata portata alle compagne e ai compagni arrestati con l’Op. Bialystok, dove ancora una volta la solidarietà è stata attaccata, la solidarietà espressa in più modi e forme verso i/le compagni/e arrestate per l’Op. Panico e a fianco di Paska che aveva alzato la testa contro il pestaggio riservatogli dalle guardie durante il trasferimento per un’udienza a Firenze e contro la sua permanenza nel carcere di La Spezia.

Abbiamo riportato ai prigionieri quello che sta succedendo anche in altre carceri, un quadro che fa emergere senza mezzi termini che le strette imposte nel periodo dell’emergenza coronavirus hanno tutta l’aria di voler essere prolungate il più possibile da parte del DAP e delle direzioni dei penitenziari: dalle limitazioni ai colloqui, 1 o 2 al mese col plexiglass, alla stretta sui regimi a celle aperte, sino alle ripetute intimidazioni verso chi alza la testa.

Si è ribadita la responsabilità di Bonafede e dei suoi leccapiedi del DAP per le morti avvenute durante le rivolte di marzo, l’uso strumentale di quegli episodi su cui ora si fa leva per imporre ulteriori restrizioni. Lo Stato, come si è visto in questi mesi, cerca di volta in volta di attribuire la responsabilità delle stesse alla regia mafiosa o anarchica, per lavarsi la coscienza di ciò che è solo il frutto dell’orrore quotidiano del sistema carcerario. In questo senso le limitazioni estreme che regolano il regime del 41bis riflettono proprio il modello carcerario punitivo e di annullamento dell’individuo a cui, con crescente evidenza, si richiamano i vertici del DAP e il ministro Bonafede per l’intero panorama carcerario.

Dalle celle sono partiti ripetutamente cori e urla, fino ad arrivare a un fitto scambio di informazioni sulla situazione interna alla Dozza: dalle sezioni dei comuni più voci hanno raccontato che perdurano le limitazioni sui colloqui (uno al mese col plexiglass) e sulle ore d’aria (solo due al giorno) in tutto il carcere; diversi sono ancora i casi di prigionieri ammalati di COVID, o quantomeno di sospetti tali, tenuti nelle sezioni con gli altri e si parla di persone a cui le “cure” sono “garantite” con la sola somministrazione della solita tachipirina; per quanto riguarda il cibo, con il carrello del vitto è un susseguirsi di pasta, pane e riso, confermando la scarsa attenzione dell’amministrazione per una dieta minimamente salubre mentre l’uso delle docce è limitato a 5 minuti, altrimenti si riceve rapporto da parte delle guardie; regolari sono le perquisizioni delle celle intorno alle 4 di notte; i prigionieri hanno lamentato l’assenza di educatori (alcuni invece li hanno insultati senza mezze misure) e di qualsiasi tipo di attività lavorativa o meno; molti di loro hanno residui di pena bassi e magari anche un domicilio, ma non vengono fatti uscire; il detenuto che a fine maggio aveva dato fuoco all’infermeria (ad oggi ancora fuori uso) è stato picchiato e sbattuto in isolamento.

Più volte le guardie in borghese presenti sulle mura di cinta, con chiaro intento intimidatorio, hanno rivolto le loro telecamere verso i detenuti che comunicavano con i solidali.

Raccogliere notizie su quanto avviene dentro e renderle pubbliche ci sembra il minimo, tanto più in un periodo come questo, in cui nelle galere il lockdown sembra tutt’altro che superato e che la tendenza sia quella di normalizzare questa situazione.
Non si stupiscano lorsignori se fra un po’ di tempo, magari molto poco, la misura sarà nuovamente colma.


Detenuto tenta di salire sul tetto – Carcere di Udine, via Spalato

GIUGNO 2020 – Udine, detenuto tenta di salire sul tetto del carcere. Come al solito si evita di entrare nel merito della rivendicazione.
https://www.ilfriuli.it/articolo/cronaca/udine-detenuto-tenta-di-salire-sul-tetto-del-carcere/2/222398

Qualche notizia relativa al carcere di Udine in via Spalato:

NOVEMBRE 2019 – Una lettera scritta da 92 detenuti nel carcere di via spalato a Udine diffusa dall’ Assemblea permanente contro il carcere e la repressione.
https://affinitalibertarie.noblogs.org/2019/12/17/lettera-dei-detenuti-dal-carcere-di-via-spalato-a-udine/

GENNAIO 2020 – Protesta al Distretto di Udine dell’Assemblea permanente contro il carcere e la repressione in solidarietà con i prigionieri del carcere di via Spalato sulle gravi carenze sanitarie.
https://www.nordest24.it/gravi-carenze-sanitarie-in-carcere-la-protesta-al-distretto-di-udine/
http://www.udinetoday.it/cronaca/manifestazione-distretto-sanitario-udine-28-gennaio-2020.html

FEBBRAIO 2020 – Stupro ai danni di un giovane detenuto con “problemi psichici” alla sua prima esperienza detentiva avvenuto alla fine del 2019. La violenza si è verificata all’interno di una “camera di pernottamento” ad opera di quattro detenuti che avrebbero approfittato di lui mentre era sotto l’effetto di psicofarmaci.
Secondo la ricostruzione, dopo un breve periodo di degenza nel Reparto Infermeria dell’Istituto ove gli sarebbero stati applicati alcuni punti di sutura al retto, pare che il giovane sia stato riportato nella stessa camera ove precedentemente è stato oggetto di violenza sessuale. Dopo aver subito lo stupro si è chiuso nel silenzio e ha manifestato l’intenzione di suicidarsi.
 Il procuratore capo di Udine, Antonio De Nicolo non ha nascosto la sua irritazione per la diffusione della notizia. “Sarebbe stato preferibile lasciar lavorare in tranqullità gli inquirenti ma faremo il nostro dovere”.

MARZO 2020 – Le proteste di marzo
http://www.udinetoday.it/cronaca/protesta-carcere-udine-coronavirus.html

MARZO 2020 – Il giovane Ziad Dzhihad Krizh, ventidue anni, ‘trovato morto’ nella sua cella nel carcere di via Spalato lo scorso 15 marzo.
http://www.udinetoday.it/cronaca/giovane-morto-carcere-udine-15-marzo-2020.html

«… quel ragazzo aveva 22 anni ed è morto, era da tempo che stava male, che non veniva preso in considerazione. Si era ripetutamente lesionato, tagliato con lamette. In questi ultimi giorni lamentava febbre e che stava male, ma l’unica cosa che hanno fatto è stato di aumentargli la terapia di metadone a dosi spropositate, subutex a quantità spropositate e psicofarmaci. Infatti il tutto ha causato la morte, per lo più. Il defibrillatore era già rotto da mesi e mesi. La cella l’hanno aperta dopo 20 minuti quindi alle 7.20 della mattina e l’unico soccorso che ha avuto è stato solo un assistente che ha provato a rianimarlo ma con le mani perché l’apparecchio è rotto.

Poi hanno aspettato ore prima che arrivasse un dottore e il magistrato con tutta calma. Il corpo è restato ad aspettare qua dentro fino poco più tardi delle 13.00. Vergognoso poi che il ragazzo avesse problemi di tossicodipendenza e lo tenessero al terzo piano, e neanche lo ascoltavano e controllavano.

Voglio che queste cose siano riferite così da mettere tutti a conoscenza delle cose vergognose e orribili che succedono nel carcere di Udine. Lo hanno ammazzato. La responsabile dell’area sanitaria non c’era, manca da 15 giorni. È tutto vero
http://www.osservatoriorepressione.info/familari-dei-detenuti-denuciano-violenze-abusi-nelle-carceri-foggia-opera-un-detenuto-morto-udine/

In questi giorni in cui abbiamo avuto modo di parlere di transfemminismo e lotte anticarcerarie ricordiamo anche Danila, transessuale straniera di 33 anni morta suicida 4 ore dopo essere entrata nel carcere di Udine di via Spalato nell’agosto 2018.
https://www.ildubbio.news/2018/08/02/udine-trans-si-impicca-nel-bagno-del-carcere/

MAGGIO 2020 – Una lettera dal carcere di Udine che abbiamo ricevuto e pubblicato.
L’assemblea permanente contro il carcere e la repressione nella nota iniziale informa anche di aver ricevuto procedimenti penali per la solidarietà portata a prigionieri e prigioniere.
https://oltreilcarcere.noblogs.org/post/2020/05/27/una-lettera-dal-carcere-di-udine/

GIUGNO 2020 – Le intimidazioni non hanno arrestato la solidarietà a Udine.
http://www.osservatoriorepressione.info/event/udine-presidio-anticarcerario-3/

Mentre a Tolmezzo, sempre a Udine:

APRILE 2020 – Trasferimenti e deportazioni punitive dal carcere di Bologna hanno causato la diffusione del contagio
http://www.ristretti.org/index.php?option=com_content&view=article&id=89181:tolmezzo-ud-positivi-al-virus-in-carcere-la-protesta-di-brollo-e-mazzolini&catid=220:le-notizie-di-ristretti&Itemid=1

Breve rassegna anticarceraria – dal 1° giugno al 16 giugno 2020

Suicidio
 
13 giugno 2020 – P. B. viene trovato impiccato alle 6 di mattina nel carcere di Rebibbia, aveva 42 anni.
 
Salgono così a 22 i suicidi avvenuti in carcere dall’inizio dell’anno, tre dei quali avvenuti in “isolamento sanitario precauzionale”.
 
Salute:
 
16 giugno 2020 – Un detenuto nel padiglione Milano, nel carcere di Poggioreale, è risultato positivo alla scabbia e ora si trova in isolamento. 
 
Morire di carcere: dossier 2000-2020
Suicidi, assistenza sanitaria disastrata, morti per cause non chiare, overdose
Detenuti morti dal 2000 al 2020:
 
Pestaggi
 
11 giugno 2020 – 57 agenti indagati con l’accusa di pestaggi e torture nel carcere di Santa Maria Capua Vetere (Caserta) dopo la rivolta dei detenuti del 5 aprile.*
Le guardie salgono sul tetto contro le modalità di perquisizione da parte dei carabinieri, alcuni di loro sono stati fermati fuori al carcere per essere identificati. 
 
Nel pomeriggio Salvini ha visitato il carcere a sostegno della polizia penitenziaria, legittimando gli abusi, il pugno duro sulle rivolte, e invocando piu controllo, piu telecamere e l’introduzione del taser in carcere.
 
*Il 5 aprile l’isolamento per sospetto (poi confermato) Covid-19 di un detenuto con la febbre alta addetto alla distribuzione dei pasti ha allarmato la popolazione reclusa: circa 150 detenuti hanno organizzato la tradizionale battitura delle sbarre. Nella terza sezione del reparto Nilo i detenuti si sono barricati dietro una barriera di brande, chiedendo la distribuzione di dispositivi di protezione. 
Il giorno successivo il magistrato di Sorveglianza ha dichiarato che gli atti di insubordinazione ‘non avevano assunto i connotati di una rivolta’. 
Le testimonianze dicono che una volta andato via, tra le 15 e le 16, gli agenti del peniteziario sono entrati nel reparto in tenuta antisommossa, con i volti coperti dai caschi, e hanno proceduto ai pestaggi.
 
La lettera di un detenuto a sua moglie: «Caro amore mio, oggi è l’8 aprile e ti scrivo per dirti che non sto molto bene e non so nemmeno come mandarti questa lettera in quanto non le fanno partire… sto vedendo se esce qualcuno per fartela avere. Amore, qui il giorno 6 aprile ci hanno fatto le perquisizioni a tutto il reparto, ma non solo questo, ci hanno distrutto le celle con parecchie cose che avevamo comprato noi stessi. Per colpa di qualche sezione a rimetterci sono state anche le altre e, sezione per sezione, sono venuti quasi 100 – 150 persone di polizia penitenziaria con i manganelli e si sono messi tutti in fila per il corridoio dopo che ci hanno distrutto le celle e poi cella per cella ci spedivano in saletta e mentre camminavano per il corridoio ci hanno distrutti di manganellate. Calcola che io Amò sto pieno di lividi dappertutto. Ma non è finita, stanno ancora continuando a fare abusi sui detenuti: all’improvviso viene la squadretta e portano i detenuti giù e li gonfiano di mazzate. In poche parole Amò io non ce la faccio più a subire tutte queste violenze. Per i troppi lividi che ho addosso non ce la faccio nemmeno a sedermi sulla sedia. Poi l’infermiera non ci chiama per farci refertare per paura delle guardie… Comunque Amò io ho ancora tante cose da raccontare, se parte la denuncia finirò di raccontare».
 
13 Giugno 2020 – Nuova rivolta ‘rientrata’ nella stessa giornata. Una cinquantina di detenuti ha preso il controllo del dipartimento ‘Danubio’, lo stesso dove sono indagati 57 poliziotti dalla Procura per reati di tortura, violenza privata e abuso di potere. La rivolta ha portato a scontri fisici con la polizia penitenziaria.
 
14 giugno 2020 – Sono stati trasferiti in altre strutture penitenziarie campane (Avellino, Benevento e Ariano Irpino) i tre detenuti ritenuti responsabili della rivolta scoppiata il 13 giugno nel carcere di Santa Maria Capua Vetere.
 
Il Gruppo Operativo Mobile della Polizia Penitenziaria ha inviato oltre 70 unità negli istituti della Campania.
 
16 giugno 2020 Osapp, SiNAPPe, UILPA, USPP, FNS – CISL rendono noto con un comunicato stampa la loro intenzione di manifestare nel piazzale antistante il carcere di Santa Maria Capua Vetere il prossimo 19 giugno alle 10.
 
Tortura
 
15 giugno 2020 – Tre agenti di polizia penitenziaria sono accusati a Ferrara del reato di tortura per aver fatto spogliare e picchiato in cella un detenuto. Per loro la Procura ferrarese ha chiesto il rinvio a giudizio e l’udienza preliminare è fissata per il 9 luglio.
 
I fatti risalgono al 30 settembre: il detenuto è stato denudato, fatto mettere in ginocchio e percosso dalle guardie, anche con un oggetto di metallo, quindi lasciato lì fino a quando non è stato notato dal medico del carcere. Successivamente l’uomo è stato trasferito a Reggio Emilia. Due agenti sono accusati anche di falso e calunnia per i rapporti sulla vicenda. E’ imputata anche un’infermiera del carcere per false attestazioni.
 
Repressione solidarietà
 
12 giugno 2020 – Carabinieri del Nucleo Operativo Radiomobile hanno denunciato a piede libero nove persone per violazione all’articolo 18 del Tulps. Il provvedimento fa seguito ad un presidio solidale svolto in un luogo pubblico senza dare avviso al questore e alla presenza di alcuni striscioni di stoffa attaccati sulle mura del carcere recanti “scritte sovversive”.
 
12 giugno 2020 – Dopo il ‘flop’ dell’operazione ‘Ritrovo’ ancora arresti e accuse di terrorismo tra le anarchiche e gli anarchici con l’operazione ‘Bialystok’ messa in campo dalla Procura di Roma. Sette i/le compagnx coinvoltx, 5 in carcere e 2 ai domiciliari. Le accuse sono di nuovo 270bis (per le persone in carcere) più numerosi fatti specifici, tra cui attentato con finalità di terrorismo, incendio e istigazione a delinquere, diversi episodi riguarderebbero azioni in solidarietà con prigionieri e prigioniere.
 
Per segnalare notizie e info scrivere a: soscarcere at autistici.org

Operazione ritrovo – liberx tuttx

A poche ore dal corteo di sabato 30 maggio i compagni e le compagne presi in ostaggio dallo Stato nell’operazione ritrovo sono statx tuttx liberatx. Per alcunx è caduta ogni misura cautelare, mentre ad altrx è stata applicata la misura dell’obbligo di dimora e di rientro serale.
L’accusa di essere “un’associazione finalizzata al compimento di atti di violenza con finalità di terrorismo e di eversione dell’ordine democratico dello Stato italiano” è caduta per tuttx, a dimostrare come lo spauracchio del terrorismo sia sempre stato un pretesto addotto dalla Procura per fomentare l’opinione pubblica contro gli anarchici e le anarchiche e tentare di spezzare la solidarietà e le convergenze tra le lotte. Se c’è ancora qualcunx persuasx della necessità e della possibilità di una trasformazione sociale globale, meglio sbatterlo in prigione. L’obbiettivo di questa logica totalitaria è che nessun cambiamento deve essere  possibile.
È stata la stessa
Procura ad ammettere la finalità preventiva di tale operazione, con un’attenzione specifica sulle mobilitazioni anti-carcerarie.
 
Tra la gioia di poter riabbracciare compagne e compagni, vogliamo ribadire che solo la lotta paga.
 
Quando lo Stato gode di poco consenso la carta della ‘guerra contro il terrorismo’ appare per riguadagnare il ‘prestigio’ perduto, ma la loro prevenzione non fermerà la nostra voglia di libertà e la solidarietà con chi lotta per un mondo migliore. 
 

Rete bolognese di iniziativa anticarceraria

Una lettera da Elena e Nicole

Una lettera inviata da Elena e Nicole che hanno chiesto di pubblicare.
 
Carcere di Piacenza, 15 maggio 2020
 
Grazie a tutti voi!
Grazie per il kit di buste e bolli!
Io (Nicole) ed Elena siamo in AS3. Siamo arrivate alle 11.30 circa del 13 Maggio, dopo un primo passaggio in una tenda posta esternamente per misurare la temperatura corporea alle nuove detenute, siamo state messe in isolamento sanitario per 15 giorni (celle singole ma adiacenti). Non possiamo accedere alla palestra e alla biblioteca, dopo che c’eravamo state per 2 giorni, causa emergenza Covid e nostro isolamento. Dopo tale misura non saremo più potenziali veicoli di infezione… dopo una nostra incazzatura ci hanno dato 4 libri e ci stanno preparando il regolamento interno (è dall’ingresso che lo chiediamo)… vedremo.
Abbiamo 2 ore d’aria al dì, da fare separatamente dalle altre sempre per emergenza Covid e quindi le facciamo assieme (con mascherina) alle 12-13 e 15-16.
Come saprete qui c’è anche Natascia che al momento riusciamo a vedere solo di striscio quando attraversiamo il corridoio, ma i suoi sorrisi sono stati e sono fondamentali. Speriamo di poterla abbracciare presto. Oggi abbiamo avuto l’interrogatorio e ci siamo avvalsi della facoltà di non rispondere. Eravamo in videoconferenza insieme a tutti gli altri.
Lunedì vedremo gli avvocati. Di ieri la notizia che dal 19 c.m. al 30/06 riprenderanno i colloqui visivi e saranno mantenuti i colloqui via Skype. Questa operazione (che ci pare aver capito chiamata “RITROVO”?) ha quali capi di imputazione l’ormai noto 270 bis e 270 bis1 (aggravante) per 11 su 12, istigazione a delinquere tramite articoli, volantini e manifesti con l’aggravante dell’uso di strumenti informatici – Tribolo.noblogs.org e la piattaforma roundrobin.info -; danneggiamento di un Bancomat BPER nel corso di una manifestazione non autorizzata il 13/02/2019; imbrattamento e deturpamento con vernice spray su edifici a Modena e Bologna con scritte comparse dal dicembre 2018 ad oggi per tutti. Incendio, per uno degli imputati più altri allo stato da identificare, ai ponti ripetitori delle reti televisive in via Santa Liberata (Bo) nella notte tra il 15 e il 16/12/2018.
Che dire?… “la commissione dei reati – fine […] non è necessaria” (cit. pag.21 ordinanza)… forse l’ennesimo tentativo dopo Outlaw e Mangiafuoco – finite in una bolla d’aria – di chiudere la bocca a chi “odia gli sfruttatori” (cit. pag.20 ordinanza)? E cosa più importante non ne fa un mistero ma lo urla al mondo. L’ordinanza porte il timbro del 6 marzo. Ci chiediamo se questi miseri esseri senza qualità abbiano deciso di rimandare il nostro arresto al 13 Maggio per risparmiarci l’ingresso in carcere nel pieno dell’emergenza Covid19 o se lo abbiano fatto per evitare in quel periodo ulteriori presenze scomode e ribelli nelle gabbie di Stato. La risposta viene da sé. Medici e guardie, fusi in un corpo unico qui come altrove, si rivendicano la loro «scelta di vita». I medici in particolare, incalzati dalle nostre domande provocatorie sul loro ruolo durante la prima visita, hanno fieramente sostenuto di svolgere il loro lavoro per la tutela della salute delle persone in galera.
A conti fatti, visti i morti e i malati di e in carcere, non possiamo che concludere e urlargli in faccia che il loro lavoro lo fanno decisamente male nonché in completa armonia con le guardie.
Non può esistere in luoghi del genere, la tutela della salute delle persone, per ciò che questi luoghi sono e rappresentano. L’unica sicurezza è la libertà per tutte e tutti.
 
Volevamo ringraziare tutte quelle persone che ci hanno fatto sentire la loro vicinanza con i telegrammi, tanti; forse dall’esterno sembra una sciocchezza ma qui ci hanno scaldato il cuore e lo spirito. Il nostro pensiero va, in primis, a Stefy poiché è l’unica tra noi sola nel carcere di Vigevano e a tutti i nostri amici e compagni di lotta a Ferrara e Alessandria, a quelli raggiunti da obbligo di dimora nel Comune di Bologna e alle compagne e ai compagni fuori che continnuano a lottare insieme a noi.
 
Nicole e Elena
 

Cassa di solidarietà e aggiornamenti sui compagnx arrestati a Bologna

Riceviamo e diffondiamo un aggiornamento e di seguito l’indicazione del conto che è stato creato per cassa di solidarietà prigionierx e spese legali.

AGGIORNAMENTO: Oggi c’è stato l’interrogatorio di garanzia in videoconferenza. Gli avvocati hanno avuto modo di vedere tutti e loro si sono potuti vedere a vicenda. Stanno bene, il morale è alto e dicono di non preoccuparsi. Sono in isolamento per quarantena. Dicono di specificare gli indirizzi nei telegrammi. Guido e Duccio sono nella sezione dei nuovi giunti (a Ferrara) e hanno potuto fare l’aria da soli. Probabilmente anche Leo e Zip sono ai nuovi giunti (ad Alessandria) e non gli hanno fatto fare l’aria. Non sappiamo ancora le ragazze (Vigevano e Piacenza). Gli avvocati sono stati oggi a Ferrara e nei prossimi giorni andranno a vedere tutti gli altri.

CASSA DI SOLIDARIETÀ, OPERAZIONE “RITROVO”

Per chi volesse portare la propria solidarietà anche attraverso il sostegno economico alle compagne/i arrestate/i per l’operazione “Ritrovo” a Bologna, indichiamo un conto benefit arrestate/i, che funziona tramite bonifico. I soldi ricevuti verranno utilizzati come cassa di solidarietà alle/ai prigioniere/i e per le spese legali.

Ringraziamo sin d’ora le tante persone solidali che ci hanno già manifestato la loro volontà di contribuire per dare sostegno alle/ai compagne/i. In attesa di “ritrovarci” presto insieme in strada!

IBAN: IT82E0100503246100082077927
Codice bic swift: Bnliitrrxxx

Intestato a: Marcello Salvati

Sugli arresti a Bologna

COMPLICI E SOLIDALI CON I COMPAGNX ARRESTATX!

Riceviamo e pubblichiamo:

Dopo diverse ore, si è avuta qualche notizia un po’ più precisa sull’operazione “Ritrovo” a Bologna, coordinata dai Ros. I compagni arrestati sono 7: Elena, Leo, Zipeppe, Stefi, Nicole, Guido e Duccio.
Sotto i loro nomi e indirizzi di destinazione delle carceri in cui li stanno portando.

A 5 compagne/i (Martino, Otta, Angelo, Emma e Tommi) è stato dato l’obbligo di dimora a Bologna con obbligo di firma quotidiana.

L’accusa è per tuttx di 270bis. Gli altri reati contestati sono poi 414cp, 639, 635 e a una sola persona incendio (423cp), aggravati dalla finalità eversiva.

LIBERTÀ SUBITO PER LE COMPAGNE/I

Indirizzi a cui scrivere lettere e telegrammi

Elena Riva e Nicole Savoia:
Str. Delle Novate, 65, 29122, Piacenza.
Duccio Cenni e Guido Paoletti:
Via Arginone, 327, 44122, Ferrara.
Giuseppe Caprioli e Leonardo Neri:
Strada Statale 31, 50/A – Loc. San Michele – 15121 Alessandria (AL)
Stefania Carolei:
Via Gravellona, 240, 27029, Vigevano, PV