24 aprile – NON C’È LIBERAZIONE SENZA LIBERTÀ

24 aprile 2020

Tutti i contributi arrivati oggi alla mail soscarcere@autistici.org


OGGI IN QUARTIERE BOLOGNINA INIZIATIVE E CASSA DI RISONANZA PER LA LIBERTÀ!

“Oggi pomeriggio davanti alla Officine Minganti in via della Liberazione e contemporanemente alla Pam sua via di Corticella due gruppi di iniziativa con guanti e mascherine, hanno raggiunto le lunge file di persone ai supermercati in attesa del proprio turno. 
Sono stati fatti vari interventi, insieme alla lettura e distribuzione di un volantino che riportiamo di seguito.
Alla Pam molte persone in ascolto hanno apprezzato e sostenuto l’iniziativa.”

Appesi gli striscioni:
L’unica sicurezza è la libertà, fuori tutt* dalle galere.
Basta polizia! Casa, reddito, amnistia!
Controllo del contagio o contagio del controllo?

Il testo del volantino:


 SAREMO TUTTE MENO LIBERE FINCHÈ RESTA IN PIEDI UNA PRIGIONE!

Dalla parte di chi appicca il fuoco

Condividiamo il contributo scritto di una compagna:

Il presidio sotto la Dozza il giorno delle rivolte è stata l’ultima occasione in cui ho avuto delle relazioni umane, in cui sono stata parte di una comunità fisica, di un’aggregazione. Subito dopo mi sono ritrovata, di nuovo, dietro le sbarre, stavolta quelle della finestra di casa mia, che sta al piano terra.

Da un mese a questa parte abbiamo tutti qualcosa di più da spartire con chi sta in carcere. Impossibilità di uscire, richieste che vengono continuamente rimbalzate, ‘personale’ che dovrebbe aiutarti e non fa altro che reprimere. A chi non è capitato in questi giorni di vedere o sentire raccontare dell’arbitrarietà con cui le forze dell’ordine applicano la legge e sanzionano anche laddove non potrebbero? Persone sedute davanti a casa, persone che rientravano dal lavoro, persone che andavano a correre in completa solitudine, multate per arbitrarietà.

Se un poliziotto può fare questo fuori, è facile immaginare cosa possa fare dentro. Il minimo è un rapporto disciplinare, basato su un’azione che lui reputa sbagliata, o anche solo sul sentito dire, è la legge a permetterglielo.

“Allorché un operatore penitenziario constata direttamente o viene a conoscenza che una infrazione e’ stata commessa, redige rapporto, indicando in esso tutte le circostanze del fatto. Il rapporto viene trasmesso al direttore per via gerarchica” (d.p.r. 230/2000, art. 81 co. 1).

Io, quella volta, rischiai un rapporto disciplinare per aver scritto, durante l’ora d’aria, la parola LIBERTA’ sulla sabbia del campo di pallavolo.

Da un rapporto disciplinare oggi dipende la possibilità di moltx di poter accedere o meno alla detenzione domiciliare. Infatti il governo ha ben pensato che gli autori delle rivolte del mese scorso dovevano pagarla anche su quel fronte, non gli saranno bastate le botte, gli abusi, le privazioni di cibo e di vestiti puliti e via dicendo. Dal decreto che concede la conversione della pena in arresti domiciliari per chi ha ancora da scontare meno di diciotto mesi, restano esclusi tutti coloro che hanno ricevuto un rapporto disciplinare. Dato che il rapporto disciplinare si basa soltanto sulla parola di colui che lo redige, chiunque può esserne oggetto, senza nessuna garanzia di verità.

Un comma aggiunto apposta per punire i partecipanti alle rivolte di inizio marzo. Rivolte grazie alle quali fu emesso il decreto (totalmente insufficiente e inadeguato a risolvere la situazione), rivolte che hanno riportato l’attenzione sulla situazione carceraria. Se i detenuti avessero esposto le loro richieste in maniera pacifica nessuno li avrebbe ascoltati, né dentro né fuori. In carcere non c’è modo pacifico di far valere le proprie ragioni, in carcere tutto passa per una burocrazia infinita, ogni comunicazione con l’esterno è mediata e ogni rivendicazione, pacifica o meno, è repressa con violenza. Per farsi sentire da fuori, chi è dentro deve fare delle azioni eclatanti, deve appiccare il fuoco. È stato grazie al fuoco che saliva dalle prigioni se tutti noi qui fuori ci siamo accorti della carneficina che poteva scoppiare, e che di fatto è scoppiata, tra le mura con il diffondersi del virus.

Chi ha lottato per la libertà e per la salute propria e degli altri non può essere punito, non può essere dimenticato.

Saluto al carcere della Dozza 

Bologna – Condividiamo il contributo di alcunx compagnx anarchiche/ci che oggi erano in presidio sotto al carcere della Dozza.

La mattina del 16 aprile, in risposta all’appello dei parenti dei detenuti di Roma e dei/delle solidali che li hanno sostenuti per tornare pubblicamente sotto il carcere di Rebibbia, una dozzina di compagnx ha raggiunto le mura del carcere della Dozza di Bologna per portare un saluto e capire dalle loro voci come si sta sviluppando la situazione dentro le mura passato più di un mese dalla rivolta.

I/le compagnx sono riuscite a parlare con alcune persone rinchiuse, alcune delle quali stanno nella sezione AS3 che, dopo la morte di Vincenzo per covid avvenuta il 2 aprile, doveva essere chiusa per far posto ai detenuti della sezione giudiziaria (devastata nel corso della rivolta). I trasferimenti previsti per lo svuotamento dell’AS3 sono stati probabilmente interrotti dopo la notizia dei contagi che ne sono seguiti. Infatti, nelle scorse settimane, oltre 30 detenuti sono stati trasferiti nelle carceri di San Gimignano e di Tolmezzo, destinazioni che certamente non lasciano immaginare un miglioramento delle condizioni di prigionia (se mai si possano immaginare). I detenuti sono risultati positivi al tampone a trasferimento già avvenuto e questo ha logicamente scatenato la rabbia delle altre persone rinchiuse. Quale criterio di tutela della salute dei prigionieri stanno seguendo DAP e compagnia bella nei trasferimenti? Evidentemente nessuno, perchè la tutela della salute dei prigionieri non è cosa importante per lorsignori, questo già lo sapevamo e non ci stupisce.

Le voci uscite da dentro hanno ringraziato per la presenza e raccontato di condizioni disperate. Hanno riportato che molti detenuti sono ammalati e che non sono ancora state date loro le mascherine. Del resto, già sapevamo che il responsabile capo di medicina penitenziaria dell’Ausl di Bologna, Roberto Ragazzi, con una circolare interna datata 24 febbraio aveva dato disposizioni a tutti gli operatori sanitari di non utilizzare le mascherine durante le visite ai detenuti, nell’infermeria e negli ambulatori della Dozza, per timore di generare preoccupazioni e tensioni all’interno della struttura. Da dentro ci hanno inoltre riportato che tutti i prigionieri sono senza ora d’aria da settimane e che non fanno videochiamate in sostituzione ai colloqui, ma solo 1 telefonata di 10 minuti alla settimana che si devono pagare loro.

Dopo circa 15 minuti il gruppo di compagnx è stato raggiunto da un dispiegamento sproporzionato di Digos, secondini, volanti e celere che ha fermato tuttx, multandoli per aver violato il decreto (compagnx con guanti e mascherine, sbirri decisamente meno attenti “alla profilassi” e senza garantire il metro di distanza). Il fermo è avvenuto in un punto in cui i/le solidali erano a vista dalle celle e per questo la solidarietà dei detenuti si è fatta sentire con urla e insulti agli sbirri, invertendo i ruoli a cui siamo abituatx.

NON CI STANCHIAMO DI RIBADIRLO ANCHE OGGI: L’UNICA SICUREZZA E’ LA LIBERTA’.

2° giornata di mobilitazione anticarceraria

Giovedi 16 aprile – Sosteniamoli!

Tutti i contributi raccolti


Il contributo scritto di una compagna: Dalla parte di chi appicca il fuoco


L’audio di alcune compagne e compagni a Bologna in presidio sotto al carcere della Dozza. Le compagne riescono a comunicare con alcuni detenuti in AS3. Da dentro dicono che non hanno l’ora d’aria da due mesi, che non gli viene comunicato nulla e che le mascherine non ci sono. Non hanno colloqui ma solo dieci minuti di telefonata a settimana che si pagano loro stessi. Intervento delle forze dell’ordine, digos, penitenziaria, due camionette di guardie in antisommossa.
https://mastodon.bida.im/@radiospore/104007627977028973

Resoconto/testo scritto – Saluto al carcere della Dozza


Indulto Amnistia Libertà

“La bolognina, ma anche la cirenaica e alcune vie del centro sono state cosparse di scritte nei pressi di parchi e fermate dell’autobus. Cartelli e tazebao davanti ai supermercati.”

“Bicilette anticarcerarie di quartiere hanno diffuso ritagli lungo le file ai supermercati a Bologna in zona Ferrarese, Creti, Albani
al grido di: ‘Il carcere uccide! Amnistia, indulto, libertà per tuttx i detenuti”