In questo momento come rete anticarceraria pensiamo sia importante non lasciare le compagne e i compagni soli, perché la nota della Procura, nero su bianco è gravissima e ci tocca tutte e tutti, e in particolare chi di noi si era raccolto/raccolta intorno alla mobilitazioni sul carcere.
Le istituzioni totali esistono ancora, tra violenza e abbandono, con le persone dimenticate dentro. Con la situazione esasperata dall’emergenza, ‘dentro’, tutte queste persone si stanno ammalando, sempre di più, stanno morendo e continueranno a morire, vittime sacrificali di questa pandemia e di questo sistema.
Di istituzioni totali tocca parlarne, oggi più che mai, gli anarchici lo hanno sempre fatto ma la procura ha voluto farci sapere che non conviene avvicinarsi e sostenere queste lotte, proprio per spezzare quella solidarietà che stava sostenendo le rivolte dei detenuti, mettendo in luce i pestaggi e il silenzio seguito a quei giorni, per chiedere indulto, amnistia e libertà per tutte e tutti.
Quest’ennesima operazione repressiva dimostra come il carcere, strumento di governo e gestione delle diseguaglianze e del conflitto sociale, stia diventando ogni giorno sempre di più un orizzonte concreto per gli oppressi e le oppresse, che non si adeguano, che non vogliono o non possono diventare conformi, che lottano, che credono in una prospettiva altra. Descrivere chi vive la solidarietà come “istigatore” è l’ennesimo tentativo manipolatorio dello Stato.
Ciò che spaventa di più il potere è l’esistenza di individualità che di fronte alla glaciazione sociale e alla fine apparente di ogni critica allo Stato e al capitale continuano ad alzare la testa sfidando la tirannia dell’autorità e della merce, contro le strutture del dominio e dello sfruttamento.
L’obbiettivo strumentale la Procura lo scrive nero su bianco: prevenire tensioni sociali e spezzare le lotte anticarcerarie.
Un sabotaggio del 2018 torna fuori in tempi di emergenza a scopo preventivo, per colpire tutte quelle individualità che sostengono apertamente l’azione diretta; allo Stato non rimane che immobilizzare l’idea, nella vana speranza che in tal modo anche la necessità della lotta si esaurisca.
Il potere teme tutti i piccoli segni di insoddisfazione e agisce ‘preventivamente’ brandendo il 270bis, sperando di mettere a tacere le lotte , criminalizzando chi solidarizza coi compagnx dei detenuti e con le mobilitazioni anticarcerarie, chi frequenta gli spazi sociali che rifiutano di legalizzarsi, chi non si arrende a questo sistema basato sullo sfruttamento, chi non fa dell’obbedienza virtù.
L’effetto che si spera di ottenere è rinforzare l’attendismo e il senso di rassegnazione, la paura, un’intimidazione verso chiunque scelga apertamente di sfidare il potere.
Noi pensiamo invece che sovvertire le ingiustizie è una responsabilità di tutte e tutti!
Siamo complici e solidali con le/i comapagnx arrestatx, e con chiunque chiunque lotti e si ribelli contro le strutture del dominio e dello sfruttamento, per un mondo di liberx e uguali.
Terrorista è lo Stato che spegne le coscienze e soffoca il dissenso.
Tuttx liberx
Venerdì 2 maggio aderiamo alla bicicettata fino alla Dozza e al presidio!
Ore 17:00: Concentramento in Piazza dell’Unità
Ore 18:00: Presidio sotto al carcere